Dopo avervi raccontato la vicende umane di Bruno Sammartino, John Fante, Dean Martin e di Giulio Mazzarino, torna la rubrica di Videocittà sugli abruzzesi celebri. La storia che vi raccontiamo oggi è quella di Alfredo Cohen, uno spirito libero, un precursore ed anticomformista che ha saputo anticipare i tempi rimanendo fedele a sè stesso, coniugando con la stessa passione, l’impegno civile e sociale con quello artistico e musicale, inclinazioni e talenti che lo hanno portato a calcare le grande platee italiane.
Alfredo Cohen, nome d’arte di Alfredo D’Aloisio, nasce l’8 ottobre del 1942 a Lancianovecchia, tra i vicoli e le piazze del quartiere più antico della città. Dopo gli studi giovanili ed aver conseguito la licenza liceale, decide di lasciare la città natia e parte per Torino: nel capoluogo sabaudo si ricongiunge con le sorelle Assunta e Flavia e, per mantenersi agli studi universitari, trova un impiego come operaio.
Successivamente si sposta nelle Marche dove nel 1968 consegue la laurea in Lettere all’Università di Urbino per poi tornare a Lanciano dove si dedica all’insegnamento in diversi istituti della zona. Quella frentana è però una parentesi perché Alfredo decide di spostarsi nuovamente a Torino. In Piemonte, nei primi anni ’70 sviluppa tramite il teatro ed il cabaret (celebre lo spettacolo “Dove vai stasera amico?”) la sua personalità eclettica ed innovatrice, ideando un’antologia di personaggi gay riproposti anche con “Oggi sul giornale” e in “Salve signori sono normale” del 1976, opere in cui Cohen tratta in maniera disincantata, ma anche sferzante, i luoghi comuni sul sesso animando il dibattito sui temi del moralismo piccolo-borghese.
Fuori dal palco cresce anche la sua coscienza civile ed il bisogno di lottare per i legittimi diritti degli omosessuali. S’iscrive al Partito Radicale ed insieme al politico e giornalista Alfredo Pezzana fonda il FUORI (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano). Il neonato gruppo organizza nel 1972 la cosiddetta “Manifestazione di Sanremo”, l’evento che segna di fatto la nascita del movimento gay in Italia.
Nel 1977 il suo estro si sublima nella musica e da alle stampe il disco “Come barchette dentro un tram”, lavoro nato dal sodalizio artistico stretto con Franco Battiato. Nell’aprile 1978 torna al teatro con il monologo “Mezzafemmina e za’ Camilla”, che riscuote un grande successo in tutta Italia, portando in luce anche il suo legame, di cui era fortemente orgoglioso, con il natio Abruzzo. Nel 1979 torna a lavorare ancora con Franco Battiato e con il contributo di Giusto Pio scrive parte del testo di due canzoni intitolate “Roma” e “Valery”.
Quest’ultimo brano è un omaggio alla sua amica, la transessuale Valérie Taccarelli che Cohen conosce a Bologna dove lei era attivista del Circolo di Cultura Omosessuale 28 Giugno, uno dei primi in Italia, divenuto poi Cassero Lgbt. Il testo della canzone, modificata in alcune parti, da vita poi ad “Alexanderplatz” grande successo cantato da Milva nei primissimi anni ’80.
Alfredo Cohen lavora con profitto nel mondo dell’arte fino a metà degli anni Ottanta, quando il “riflusso” politico fa a poco a poco passare di moda lo spettacolo “impegnato” e “di denuncia” da lui proposto. Ma a tenerlo lontano dalle scene è anche il suo stato di salute, come dichiara lui stesso lui in una intervista del 1992. Decide quindi di tornare al cinema sua, mai sopita passione, e dopo il ruolo del cantante castrato ne “Il Marchese del Grillo” (1981), viene scelto da Mario Monicelli per “Parenti Serpenti” film del 1992 dove interpreta il ruolo dell’enigmatico e misterioso Osvaldo detto la “Fendessa”.
In questa pellicola, divenuta negli anni una sorta di “classico” che denuncia tutte le ipocrisie ed i controsensi del Natale, Cohen rinsalda simbolicamente il legame con la sua terra visto che il film nasce da un soggetto del suo concittadino Carmine Amoroso, ed è ricco di continui richiami a Lanciano. Negli anni ’90 interpreta un ultimo e simbolico spettacolo ritirandosi poi a vita privata. Muore a Djerba, in Tunisia il 2 dicembre del 2014 per un infarto improvviso.
Tuttavia il suo compagno Angelo Pezzana in un’intervista concessa al “Fatto Quotidiano” ha parlato invece di omicidio visto che il corpo di Cohen fu trovato senza vita, in strada e privato di tutti i suoi soldi, nonostante appena un paio di giorni prima fosse partito dall’Italia con in tasca tre mesi di anticipo sullo stipendio. La mancata autopsia non ha purtroppo chiarito le cause della scomparsa di un grande artista.
Nel 2018, grazie all’interesse dello scrittore ed amico Marcello Marciani, Lanciano gli ha intitolato il foyer del teatro “F. Fenaroli” con la proiezione del docufilm “Alfredo D’Aloisio in arte (e in politica) Cohen” realizzato dai registi Andrea Meroni ed Enrico Salvatori e con una mostra fotografica allestita nello stesso foyer.
.Simone Cortese