Proseguendo nel racconto dei personaggi che hanno caratterrizzato la storia di Lanciano, non potevamo non dedicare una spazio importante ad Antonio Di Biase, il custode dell’ippodromo Villa delle Rose , per i lancianesi della “pista”.
“ANTONIO LE LUCI!!!!” è divenuto ormai un intercalare quando un lancianese vuol dare l’avvio a qualcosa.
Il nome di Antonio riecheggiava fra migliaia di persone in attesa, con il naso all’insù, degli spari delle feste di settembre. Le feste, l’apertura delle 4 del mattino del 14 settembre non iniziavano senza la frase di rito.
Antonio spegneva le luci, “arimmure ANTO“, gridava la folla se i giochi pirici erano in ritardo, e una volta ottenuto il buio finalmente il cielo si riempiva di colori e magia.
Il lancianese si sà, ai fuochi d’artificio ci tiene tanto e il custode dell’ippodromo era colui che aveva il ruolo più importante: far partire la festa, la più amata fra tutte.
Per oltre 4 decenni Antonio Di Biase, viso da indiano modi semplici, e ramanzine sempre pronte per chi non si comportava bene, ha curato, aperto e chiuso, conservato e amato un luogo che è parte fondante di una comunità. Non solo le feste, le corse di cavallo ma soprattutto gli allenamenti delle squadre di calcio giovanili. Antonio si occupava di gestire gli spogliatoi, chiudeva anche le doccie se si accorgeva che i ragazzi consumavano troppa acqua. Era il papà di tutti, i consigli non mancavano, del resto aveva visto crescere intere generazioni di ragazzi.
I giorni delle corse al galoppo era il più ricercato perchè aveva il potere di farti oltrepassare il secondo cancello, quello più piccolo in fondo alla tribuna che ti dava l’accesso alla zona “vip” dove si potevano osservare i fantini da vicino e il rito della “pesa” con e senza sella.
C’era anche chi lo cercava anche per non pagare il biglietto e lui a qualcuno concedeva l’ingresso se sapeva che non aveva i soldi.
La sua pelle sempre abbronzata, le cinta da cawboy e capelli ben pettinati era, in quei giorni era più elegante che mai, era un onore aprire il passaggio ai cavalli vincitori.
Il Gran premio città di Lanciano era un cosa seria e lui lo sapeva bene.
Antonio era nato nato l’ 11 giugno 1933. E’ morto il 24 ottobre 2011.
Dopo la pensione la sua grande passione era il mare, camminava a petto nudo per chilometri sul lungomare di Fossacesia. Era impossibile non salutarlo, lui conosceva tutti e tutti conoscevano lui.
Ci piace immaginarlo ancora giovane con il mazzo di chiavi tintinnante appeso ai pantaloni. Una fantasia che fa bene al cuore. Chissà cosa avrebbe pensato dell’attuale Parco Villa delle Rose. Forse non lo avrebbe più riconosciuto, dei luoghi che lui ha curato come fossero casa sua del resto non è rimasto più nulla, niente campo, niente scarpette infangate, niente sabbia sull’anello… Uno spazio che nulla ha più di una Lanciano ormai lontana e che si perde nei racconti dei più nostalgici.
Antonio era il nonno del nostro operatore video Alessandro. Del nonno conserva molti ricordi e noi lo vogliamo ringraziare di averli voluti condividere con tutti i nostri lettori.
Ancora oggi, negli anni del cambiamento, nonostante Antonio non sia più fra noi, ma il suo ricordo è sempre vivo, la frase viene ancora pronunciata: “ANTONIO LE LUCI!”
- Clara Labrozzi
1 commento
Pingback: "Cavalli al tondino", il fascino di un settembre lancianese d'altri tempi - Videocittà