TERAMO- Un altro suicidio in carcere a Castrogno. Dopo la morte di un detenuto avvenuta a fine gennaio, un altro ragazzo ha scelto di togliersi la vita nella sua cella. Un problema quello delle condizioni di vita carcerarie che non può essere più ignorato e che dovrebbe essere, invece, al centro del dibattito politico.
La denuncia del numero crescente di morti in carcere arriva dall’associazione Antigone che ricorda che gli ultimi tre episodi sono avvenuti a distanza di poche ore nel carcere di Pavia, in quello di Teramo e in quello di Secondigliano.
Il totale nel 2024 è di 23 suicidi, sottolinea Antigone, uno ogni 3 giorni.
Secondo una prima ricostruzione un giovane detenuto, sui vent’anni, del carcere di Castrogno, si è suicidato nella sua cella. Il ragazzo si sarebbe impiccato nel bagno, nel giorno del suo compleanno. A lanciare l’allarme è stato il compagno di cella.
Sono subito intervenuti gli agenti della polizia penitenziaria e poi gli operatori del 118, che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del giovane. Il giovane era entrato nel carcere di Castrogno nel pomeriggio di lunedì, dopo una visita al pronto soccorso dell’ospedale Mazzini a causa di un malore in seguito all’arresto. La madre, rinchiusa nello stesso penitenziario, saputa la notizia, è stata colta da malore.
“Tre persone detenute che si suicidano in un giorno segnano il fallimento delle istituzioni- scrive l’associazione Antigone- Una tragedia che ci dovrebbe far fermare tutti e programmare azioni e politiche di segno opposto a quelle in discussione. Fermatevi con il ddl sicurezza e approvate norme di umanità. Ogni suicidio è un atto a sé ma, quando sono così tanti, evidenziano un problema sistemico. Il sovraffollamento trasforma le persone in numeri di matricola, opachi agli operatori. Vanno prese misure dirette a ridurre drasticamente i numeri della popolazione detenuta.
Il ddl sulla sicurezza in discussione va nella direzione opposta e potrebbe determinare una esplosione di numeri e sofferenze. Le misure che da tempo sollecitiamo non sono mai state approvate. Una telefonata salva la vita, abbiamo sempre ricordato.
Facciamo sì che i detenuti comuni possano chiamare quotidianamente i propri cari e non una telefonata a settimana. Se quei ragazzi che hanno perso la vita avessero potuto farlo, forse quelle morti inutili si sarebbero potute evitare. Specialmente in momenti di profonda depressione i contatti con i propri cari possono essere la via di salvezza”.
Sul triste episodio interviene anche la senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi:
“Un altro suicidio in carcere. Un’altra sconfitta dello Stato di diritto. Questa volta a Teramo. Siamo di fronte ad una strage infinita. Mi chiedo a quante altre tragedie ‘annunciate’, perché di questo si tratta, dobbiamo assistere, prima che si intervenga sulle condizioni disumane degli istituti di pena.
Ad oggi il senso di impotenza, è per me devastante.
Un drammatico filo rosso unisce tutte le nostre carceri: le disumane condizioni di vita che riguardano tutti, detenuti e agenti, in perenne sotto organico. Una situazione che non si risolve con nuove fattispecie di reato, come fa questo governo o con continue strette securitarie, ma con un lavoro prima di tutto culturale. Bisogna far uscire dal regime di detenzione chi è affetto da malattie psichiatriche, i tossicodipendenti, che dovrebbero essere seguiti in altre strutture più idonee e tutti coloro che sono in carcere per scontare i cosiddetti reati minori e che potrebbero usufruire delle misure alternative. Le carceri devono essere svuotate, non riempite”.
- Daniela Cesarii