Torna la rubrica di Videocittà dedicata agli abruzzesi celebri. Dopo avervi raccontato di Bruno Sammartino, Dean Martin, John Fante, Giulio Mazzarino, Alfredo Cohen, Corradino D’Ascanio ed Alfredo Sciascia, restiamo ancora a Lanciano per una storia che si mischia alla leggenda. Oggi vi raccontiamo di Angela Greca la cortigiana lancianese resa immortale da uno dei più grandi maestri dell’arte italiana: Tiziano Vecellio.
Di Angela Greca si sa poco, se non che fosse nata alla fine del XV secolo e che Madre Natura le avesse donato un aspetto piacevole ed affascinante.
Angela viveva a Lanciano: nell’antica capitale dei Frentani si svolgevano da secoli, e per due volte l’anno le celebri Fiere. Durante una di queste la nostra venne notata da alcuni mercanti senza scrupoli che dopo averla sfruttata di locanda in locanda l’abbandonarono a Roma sul selciato di Campo dei Fiori. Da quella situazione di disperazione ed indigenza, Angela però seppe prontamente riscattarsi.
La sua bellezza non passò inosservata neanche nell’Urbe dove Angela divenne accompagnatrice di tanti nobil’uomini.
Apostrofata come “putana” e “cortesana” adottò lo pseudonimo di Ortensia Greca e conobbe un certo de Alborensis, un ricco spagnolo che s’innamorò perdutamente di lei e che come regalo le comprò una casa in vicolo Cellini nei pressi di via Giulia.
Successivamente si sposò con il conte Rangone, altolocato originario di Modena che ricopriva la carica di cameriere segreto di Giovanni dei Medici divenuto pontefice con il nome di Papa Leone X. Come tante donne dell’epoca Angela sapeva suonare il liuto, cantare, comporre poesie, lanciare nuovi costumi, acconciature e modelli culturali. Sapeva anche intrattenere principi, letterati, porporati e uomini di prestigio, visto che per molti anni frequentò gli aristocratici ambienti del Vaticano.
Di lei parlò anche Pietro Aretino ed il suo nome figura nel Censimento di Roma del 1517
Prima del Sacco di Roma del 1527 fuggi’ in Francia dove rimase per circa due anni. Tornata nella cittaà dei Papi Angela Greca si fece suora entrando nel Convento delle Convertite, il monastero voluto da papa Leone X presso l’antica chiesa di Santa Lucia, che accoglieva le donne che volevano redimersi dai loro peccati e abbandonare la strada della prostituzione.
Leggenda vuole che grazie alla frequentazione di questi salotti, conobbe il grande maestro Tiziano posando per lui nelle vesti di Danae, un dipinto su tela datato al 1545 ed oggi conservato al Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli. In quest’opera Angela Greca veste i panni di Danae, la discendente del re d’Argo Danao che viene fecondata da Zeus, il padre degli dei, attraverso una pioggia di pepite e di polvere d’oro.
Nella raffiguraziona lussuriosa ed elegante la donna appare dolcemente stesa su un letto e si dona a Giove per amore, come è testimoniato anche dalla presenza di un Cupido, di chiara derivazione classica, e non per la ricchezza raffigurata dalla pioggia d’oro.
L’opera fu commissionata a Tiziano dal cardinale Alessandro Farnese, nipote di Paolo III e amante di Angela. In questa vicenda non sappiamo dove finisca davvero la storia e dove inizi la fantasia, ma è bello immaginare come uno dei volti più celebri dell’arte porti magari le fattezze di un’affascinante ed ambiziosa ragazza lancianese.
. Simone Cortese