CHIETI – Nei giorni scorsi sono state notificate cinque interdittive antimafia adottate dal Prefetto di Chieti nei riguardi di altrettanti soggetti che presentano i requisiti previsti in particolare dal Codice Antimafia. Si tratta di un alto numero di provvedimenti cautelari e preventivi emessi, quasi contestualmente, dalla Prefettura di Chieti a seguito di un’imponente attività di accertamento, durata pochi mesi e che ha interessato il territorio della provincia, la cui conduzione era stata preannunciata dal Prefetto Della Cioppa all’atto del proprio insediamento, esattamente un anno fa.
Come è noto l’interdittiva antimafia del Prefetto è una misura cautelare con cui viene proibito a un’impresa o a soggetti di avere rapporti con la pubblica amministrazione evitando così infiltrazioni nel settore pubblico e bloccando parzialmente l’attività delle imprese quando sussiste, anche solo potenzialmente, il rischio di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata.
A gennaio, è stato costituito con decreto prefettizio, un Gruppo di Lavoro, denominato anche “Task Force di Analisi sulle infiltrazioni criminali nel tessuto socio economico della Provincia di Chieti”, composto dai Referenti qualificati delle Forze di Polizia, designati dal Questore e dai Comandanti Provinciali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
Il Gruppo di Lavoro ha il compito di evidenziare/individuare/risaltare soggetti, sia persone fisiche che giuridiche, direttamente o indirettamente collegati alla criminalità di ogni tipo le quali, eludendo la normativa vigente, anche attraverso cosiddetti “prestanomi” compiacenti, pongano in essere condotte che, all’esito di un giudizio prognostico circa probabili sbocchi illegali, siano riconducibili all’alveo di quelle sanzionate con le misure normativamente previste, quali, appunto, le interdittive antimafia prefettizie e/o le misure di prevenzione personali e patrimoniali, adottate dal Tribunale su input del Questore o del Procuratore della Repubblica.
I numerosi accertamenti effettuati dalla Polizia di Stato, dall’Arma dei Carabinieri e dalla Guardia di Finanza hanno evidenziato ben cinque posizioni (soggetti/società) nei cui riguardi il Prefetto ha emesso le cinque misure interdittive.
Le interdittive antimafia sono state emesse nei confronti di: una ditta della provincia di Chieti, che si occupa della “concessione di terreni agricoli e zootecnici demaniali che ricadono nel sostegno della politica agricola comune o terreni agricoli a qualunque titolo acquisiti, che fruiscono di fondi europei”.
Per questa ditta sono stati rilevati collegamenti con soggetti gravitanti attorno a gruppi malavitosi del Gargano
Già coinvolti in operazioni antimafia condotte in provincia di Foggia e che hanno colpito elementi di spicco della criminalità sanseverese e garganica, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere armata di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, omicidi ed estorsione, ed aventi comunque un ruolo di rilievo in quanto segmento di raccordo tra diverse organizzazioni mafiose attive nella provincia di Foggia (Società foggiana, criminalità organizzata sanseverese e mafia garganica).
Una società di Vasto, avente ad oggetto attività prevalente di commercio al dettaglio e all’ingrosso di autovetture e autoveicoli leggeri, i cui soci presentano un articolato e rilevante quadro di precedenti penali e di polizia, nonché risultano strettamente connessi ad associazioni delinquenziali, operative anche fuori regione, come dimostra la vicinanza e le relazioni personali intrecciate con appartenenti a gruppi criminali pugliesi.
Una società di Atessa, attiva nel settore della commercializzazione di prodotti lattiero caseari, già recentemente destinataria di un provvedimento di sequestro preventivo della totalità delle quote sociali, emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di L’Aquila, nell’ambito di indagini afferenti a reati di usura oltre alle condanne definitive, e misure di prevenzione personale emesse da Tribunali fuori Regione, riportate da alcuni soci della stessa società per bancarotta fraudolenta con dichiarazione contestuale di inabilitazione all’esercizio di impresa commerciale ed incapacità di esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per anni 10, nonché per tentata truffa, sostituzione di persona e falsa dichiarazione sulla identità propria, oltre a falso in atto pubblico.
Peraltro, uno dei soggetti collegati alla predetta risulta destinatario, insieme al fratello e ad altri sodali, di una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Foggia, per avere, tra le altre cose, “promosso un’associazione per delinquere con lo scopo dì costituire numerose società finalizzate a giustificare passaggi di denaro di provenienza illecita ed emettere fatture utili a fini fiscali”.
I soggetti coinvolti in queste operazioni societarie presentano, dunque, profili di elevato spessore criminale, in quanto collegati con la così detta Società Foggiana, associazione di stampo mafioso operante nella provincia di Foggia e responsabile di numerosi reati di criminalità organizzata.
L’attività condotta dalla Prefettura, coordinata con le Forze di Polizia, con le risultanze delle indagini condotte dal GIP del Tribunale di L’Aquila, hanno consentito di mettere in luce il collegamento dei soci della ditta destinataria di provvedimento interdittivo prefettizio con un sodalizio criminale, attraverso la costituzione, tra le altre, della predetta società.
Due società, entrambe aventi sede a San Salvo, che si occupano del montaggio di capannoni, uso industriali e lavori di edilizia in generale, facenti capo a due fratelli albanesi. Condannati alla reclusione per il reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope oltre alla detenzione illecita di sostanze stupefacenti in concorso. Destinatari di interdizione perpetua dai pubblici uffici, oltre a precedenti penali e di polizia connessi anche alla violazione delle disposizioni sul controllo delle armi, detenzione e porto illegale delle stesse, dai quali emerge un profilo criminale di spessore di entrambi gli interessati, ulteriormente risaltato dalla interconnessione relazionale e la comprovata vicinanza dei medesimi a soggetti appartenenti a gruppi criminali pugliesi.