ORTONA- E’ atteso per il pomeriggio di domani, 23 agosto 2023, intorno alle 14, l’arrivo alla banchina del molo nord della Life Support di Emergency che sbarcherà i 40 naufraghi assistiti in acque internazionali nei pressi di Malta. Si tratta del quinto sbarco che vede protagonista il porto, il secondo in cui attracca la nave della ong Emergency.
Il primo è avvenuto, come si ricorderà, il 28 marzo scorso quando sbarcarono 161 migranti.
I 40 naufraghi a bordo, che erano partiti dalla Libia, sono tutti uomini provenienti da Bangladesh, Egitto, Pakistan, Siria e Sudan, Paesi afflitti da conflitti, instabilità economica e politica. Due sono minori non accompagnati.
«Durante questi giorni di navigazione, prima di arrivare al porto assegnato, abbiamo avuto modo di sentire le storie di alcune delle persone che abbiamo soccorso in mare – racconta Mohamed Hamdi, mediatore culturale a bordo della Life Support.
Molti ragazzi siriani denunciano la violenza nel loro Paese. Raccontano di quanto sia difficile la loro vita quotidiana in Siria, dove la guerra è ancora presente. La crisi economica e alimentare rendono davvero difficile la sopravvivenza.
È importante capire che le persone a bordo hanno deciso di partire. Lasciarsi alle spalle famiglia e amici e rischiare la vita in Libia e nel Mediterraneo perché era l’unico modo che avevano per cercare una vita migliore».
I migranti soccorsi erano su una piccola imbarcazione in vetroresina, ed erano in evidente condizione di pericolo
«Avevo affrontato il viaggio un’altra volta oltre a questa, ma i libici mi hanno riportato indietro – racconta M. S. Un ragazzo siriano di 27 anni – Le milizie libiche che organizzano i viaggi sono d’accordo con la Guardia costiera libica, e la avvertono quando fanno partire una barca.
In questo modo la Guardia costiera sa dove e quando venire a prenderci e ci riporta in carcere per estorcerci altri soldi. Ho visto tante persone riportate indietro più volte e finire i soldi perché ogni volta dovevano pagare un riscatto per essere liberate.
È molto pericoloso essere senza soldi in Libia. A volte l’unico motivo per cui le persone non vengono uccise è perché sono viste come una fonte di soldi
Molti siriani rischiano la loro vita perché non hanno molti soldi quando decidono di partire: in Siria in questo momento c’è una grave crisi economica e ci sono famiglie che vivono con 10 dollari al mese.
Il viaggio in mare non mi spaventava perché preferivo morire che vivere in Siria e guardare la mia famiglia soffrire. Ora invece spero di trovare un lavoro in Europa e farmi raggiungere appena sarà possibile».
Le operazioni di accoglienza e di identificazione saranno fatte tutte sul posto, visto l’esiguo numero dei migranti. Questa volta non verrà usata il Palazzetto dello sport di Villa Caldari.
- Daniela Cesarii