Il racconto di una notte che ha mostrato tutto il cuore di una regione
ORTONA- A mezzanotte e venti nella notte tra venerdì e sabato l’Aita Mari, con 40 migranti a bordo, in un silenzio irreale, arriva lenta in porto scortata dagli angeli custodi delle motovedette della Capitaneria di porto. E’ il primo sbarco nella storia della Regione Abruzzo che si conclude soltanto alle otto di sabato mattina quando i migranti lasciano il porto sui pullman messi a disposizione dai gestori dei Centri di accoglienza dove saranno ospitati. La nave Aita Mari dell’Ong spagnola “Salvamento maritimo umanitario” è di fatto un peschereccio, lungo 32 metri, l’attracco avviene in poche manovre e la nave rimane alla banchina di Riva, come fosse cullata dal mare. I quaranta migranti provengono tutti dalla Guinea Conakry, eccetto un cittadino del Mali e uno della Sierra Leone.
Tra questi, vi sono 18 minori non accompagnati, 7 uomini adulti, 2 nuclei familiari composti da 2 donne con due bambini e 3 uomini, e 8 donne singole. Il gruppo lo vedi seduto composto, donne, minori, qualche ragazzo. L’uno accanto all’altro con indosso le mascherine che coprono il viso ma scoprono i loro occhi smarriti, provati da un’odissea lunga giorni, dal freddo, dalla paura, dall’incertezza di quello che sarà. Una donna accenna un sorriso timido.
Qualcuno piange.
Molti hanno addosso abiti estivi, scarpe non adatte all’inverno italiano, Vengono poi tutti avvolti nelle coperte termiche che una volta indossati gli abiti vengono gettate diligentemente nei cassoni dell’immondizia. Seguono le procedure vengono visitati, identificati e ricevono un pasto caldo.
Quattro minori andranno in strutture Sai in provincia di Pescara a Montesilvano, Civitaquana e Pescara, e 3 in provincia di Chieti a Carunchio, Carpineto Sinello e Fresagrandinaria, altri 11 saranno collocati in un Cas temporaneo a Dogliola in attesa che si liberino posti altrove.
Altri 8 migranti andranno in strutture della provincia di Teramo fra Civitella del Tronto e Roseto degli Abruzzi, e 7 in provincia dell’Aquila a San Demetrio Nè Vestini, 7 in provincia di Pescara. La speranza ora è che per loro ci sia un futuro migliore che in questi piccoli centri incontrino persone che non li vedano come nemici arrivati a privarli di un diritto, che non li percepiscano come un costo ma come un valore arricchente. Spero che ora qualcuno si fermi ad ascoltare le loro storie e capisca che in fondo sarebbe potuto capitare a noi.
E che tendere una mano ed essere gentili richiede molto meno sforzo di odiare senza conoscere.
- Daniela Cesarii
- Fotografie di Marino Testa
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