Vi abbiamo tristemente raccontato nelle scorse settimane come nel territorio di Cocullo, in provincia dell’Aquila, siano state ritrovate carcasse di nove lupi, cinque grifoni e due corvi imperiali, deceduti per avvelenamento.
Un fatto di cronaca che si aggiunge alle innumerevoli notizie di bocconi avvelenati e in seguito al quale il WWF Italia, grazie al lavoro dell’ufficio legale dell’Associazione e dell’Avvocato Antonello Santilli, ha inoltrato un esposto alla Procura di Avezzano con un atto di significazione di parte offesa, anticipando la volontà di costituirsi parte civile in eventuali procedimenti penali.
L’uso del veleno è purtroppo una pratica ancora presente sui nostri territori, nonostante sia illegale e penalmente perseguibile.
“È soprattutto un atto vile e codardo – scrive il WWF – che mette a rischio la salute e la vita di molti animali, ma anche dell’ambiente stesso perché il veleno può diffondersi inquinando il terreno e le acque superficiali o entrare direttamente in contatto con le persone, in particolare con i bambini, e con gli animali domestici. Il veleno colpisce indistintamente rapaci, grandi carnivori, specie comuni o protette e a rischio di estinzione: le specie più a rischio sono ovviamente quelle che si cibano di carcasse di altri animali morti. Il danno alla popolazione può essere rilevante soprattutto per specie come aquile e avvoltoi che hanno tassi riproduttivi non particolarmente alti e prolifici”.
Nei giorni scorsi molte associazioni ambientaliste, tra cui anche il WWF Abruzzo, coordinate dall’Associazione Salviamo l’Orso, hanno chiesto agli Enti responsabili del controllo del territorio di mettere in atto, sulla base delle normative vigenti, interventi urgenti come la convocazione di un tavolo di coordinamento, la tabellazione delle zone interessate, maggiori attività di monitoraggio e controllo, oltre ad azioni di sensibilizzazione sul territorio.
“Bisogna mettere in campo tutte le risorse possibili, attivare indagini, intensificare i controlli, svolgere azioni di prevenzione e di deterrenza – conclude il WWF – per dare un freno a questa pratica così immorale, che purtroppo persiste anche in territori tutelati e che ospitano animali protetti”.
- Beatrice Tomassi