Il 10 agosto scorso si è svolta ad Ortona la ricognizione canonica della Sacra Ampolla, a cura dell’archeologa Maria Luisa Orlandi e richiesta dall’Associazione Culturale Anno Domini 1566. Lo studio si è concentrato sulla struttura del reliquario, l’ampolla di cristallo invetriato e il cartiglio retrostante la reliquia. L’ampolla non è stata aperta.
E’ stata fotografata ed onorata con preghiera finale. La ricognizione può considerarsi un atto preventivo a uno studio storico-archeologico scientifico, volto alla custodia, conservazione e valorizzazione del prezioso reperto di archeologia cristiana.
La particolare tipologia di reliquiario conservata ad Ortona, unoquando si rese necessaria la visibilità della reliquia ai fedeli, per rafforzare la fede, quindi si progettarono teche in vetro o cristallo, ingentilite da simboli sacri a rilievo.

La Sacra Ampolla contiene un filo rosso che circonda un cartiglio in pergamena a forma di scudo
Dall’osservazione superficiale e dal confronto con documenti epistolari ecclesiastici del tempo, si ipotizza la seguente iscrizione: in alto è posta la data “A Venezia 1934”. Si continua con il numero dell’atto di traslazione della reliquia, leggibile 31. L’atto è avvenuto il 26 gennaio, la firma è “Can. Pat.Petrii” con decoro finale, riconducibile alla seguente dicitura “Canonico Partiarca di Pietro” ovvero il Patriarca della Chiesa (di Pietro) Pietro La Fontaine.
E’ un reperto di archivistica ecclesiastica prezioso, perché definisce la veridicità dell’ampolla autografata in proprio da un cardinale del clero, sia con la firma che con il sigillo
La trafugazione delle ampolle da Ortona avvenne nel 1570, anno in cui morì a Venezia il doge Pietro Loredan e gli succedette il doge Alvise I Mogenico, uomo di lettere, accademico, già ambasciatore di Carlo V, il suo dogado durò 7 anni dal 1570 al 1577, anni particolarmente difficili per la Serenissima che si trovò a dover fronteggiare i Tuchi nel contesto della battaglia di Cipro.
“Inoltre un’altra reliquia considerata ben più insigne è conservata nella chiesa di S. Simeone profeta: si tratta di una piccola ampolla contenente una o due gocce del Sangue di Cristo, una porzione di quello conservato nel tesoro di S. Marco e che fu donato alla parrocchia dal doge Alvise I Mogenico. (Flaminio Corner, Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia 1763).
Per quanto riguarda il percorso delle ampolle si ipotizza che il monaco Basilio, confessore delle suore Cistercensi fu richiamato a Venezia, in vista degli scontri con i Turchi e nel 1570 portò con sé le due ampolline del Sangue di Gesù. Una volta a Venezia, le ampolline furono donate al nuovo Doge, il quale le fece conservare nella Chiesa di San Simeone Profeta Grande, si tratta dell’unica reliquia del sangue di Gesù, divisa già in due contenitori, uno dei quali confluì nel Tesoro della Basilica di San Marco.
L’ampollina di Ortona, ritornata nel 1934, è quella rimasta nella Chiesa di San Simeone, che, infatti, ora non la possiede più
Dalle immagini del tour virtuale nel Santuario della Chiesa di San Marco a Venezia, l’archeologa ha riscontrato la presenza di un reliquiario simile, per materiale e lavorazione a quello di Ortona, l’unico che, nella stanza dei reliquiari, contiene le gocce di sangue, in riferimento alla schedatura dei reperti della Serenissima. In definitiva la nostra ampolla è quella che fu custodita presso la Chiesa di San Simeone Profeta per molti secoli fino al 1934, anno in cui una ampollina tornò a Ortona.
La seconda ampolla si conserva presso il Tesoro di San Marco a Venezia, e più precisamente nel Santuario delle reliquie della Serenissima.