Il Lanciano 1920 saluta definitivamente l’Eccellenza dopo aver rimediato l’ultima, pesante sconfitta sul campo contro l’Ovidiana Sulmona. Il 3-0 rappresenta la pietra tombale sulle ambizioni della tifoseria rossonera, certificando il caos societario che ha accompagnato la squadra durante l’arco della stagione. Eppure, nella prassi calcistica si tratta di un fallimento sportivo atteso dagli addetti ai lavori, che decreta aritmeticamente la retrocessione amara, non priva di polemiche, a cui va sommata l’umiliazione di una piazza tradita, furente.
Mister Daleno, relegato sulle tribune del neutro di Scerni a causa di una squalifica, dovrà necessariamente onorare le restanti tre gare prima di affrontare questioni interne: urge chiudere con dignità il girone di ritorno e programmare, con calma e pazienza, la struttura portante del prossimo campionato di Promozione. Le premesse, però, gravitano attorno al margine dell’ignoto: dai giocatori allo staff tecnico, dalla gestione delle risorse quali ad esempio le divise o il tema Stadio, all’area dirigenziale e la sua presidenza targata Pincione, fino ad arrivare al rapporto deteriorato con la città e i suoi tifosi, sono evidentemente troppe le criticità da risolvere in un tempo ristretto.
20 sconfitte, 7 pareggi, 4 vittorie, la vicenda legata all’assenza di impianti per allenamenti e partite casalinghe, nonché lo spettro della penalità in classifica, giocano da aggravanti sul terreno della legittima contestazione, ma resta una sola verità al termine della consueta domenica sportiva: Il Lanciano 1920 retrocede in Promozione e affonda insieme al sogno della rinascita rossonera. Si chiude una pagina di puro sport, purché si traggano preziosi insegnamenti dagli errori commessi. Almeno per il frentano, abituato a vivere di Calcio e passione.
Dennis Spinelli