A Lanciano all’interno dell’orto del conveto di Sant’Angelo della Pace, nella parrocchia di Sant’Antonio, ci sono due incredibili cipressi secolari, vere e proprie colonne che svettano verso il cielo. La tradizione racconta che questi alberi furono stati piantati da San Giovanni da Capestrano come segno di pace per sublimare la pacificazione tra due città, Ortona e Lanciano, nella metà del 1400.
Sono in cipressi più grandi d’Abruzzo e sono tra i più imponenti d’Italia.
San Giovanni Da Capestrano
San Giovanni da Capestrano è il Santo guerriero abruzzese, eroe della vittoriosa battaglia di Belgrado contro i Turchi Ottomani.
La tradizione vuole che il Santo, una volta giunto a Lanciano si recò su questo terreno del convento. all’epca si era in piena campagna nei pressi del Tratturo, e piantò questi due piccoli alberi di cipresso.
Un gesto fatto per lasciare testomonianza del suo passaggio in città, dove fra le altre cose, si occupò anche di processi per stregoneria nel quartiere Sacca, era il periodo della caccia alle streghe.
Ma come si fa a essere certi che gli alberi di Sant’Antonio abbiano 600 anni?
Per conoscere la data di un albero monumentale si deve effettuare l’analisi degli anelli del tronco tramite carotaggio, oppure uno studio accurato delle fonti (documenti, storie, dipinti, fotografie d’epoca). Secondo la tradizione questi alberi dovrebbero avere 575 anni da quando il San Giovanni da Capestrano li piantò nell’orto. Conoscendo anche la crescita lenta del cipresso in età adulta e viste le colossali dimensioni del cipresso più grande che sono m 4,31 di cf con altezza di 30 metri secondo le ultime misurazioni, si può ipotizzare che siano stati piantati intorno al 1500. ( spiega il Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio ETS)
Il cipresso più grande fu colpito da un fulmine all’inizio del 1900. Si nota ancora come la corteccia sia lacerato una parte del tronco.
Nel 1943 durante la battaglia del Sangro il convento fu bombardato e sottoposto a mitragliamento.
In quel periodo tutta Lanciano era stata sfollata. Poco lontano passava la Linea Gustav che contrapponeva Nazisti contro gli Alleati.
Il secondo cipresso fu colpito dai colpi di mortaio e perse parte della chioma e subì numerose ferite sul tronco ancora oggi visibili. Anche il cipresso più grande ha i segni delle schegge.
Le ferite della sua chioma sono testimonianza visiva della tragedia della guerra.
Oggi i due giganti sono amati e tutelati dalla comunità francescana. Sono parte della fraternità. E’ possibile osservarli percorrendo la Variante Frentana.
Per chi ha fortuna di poter sostare ai loro piedi la sensazione è forte.
600 anni di vita, 6 secoli di storia di una comunità. Un dono prezioso che la natura ha fatto a tutti noi.
I cipressi sono li, c’erano prima e ci saranno dopo, come custodi della nostra storia.