La Settimana Santa si avvia verso il culmine e verso quelli che sono gli appuntamenti più attesi e sentiti dalla città. Se la Solenne Processione del Venerdì Santo, pur nella sua bellezza e magnificenza si ritrova nel patrimonio tradizionale e folcloristico di numerose città del centrosud italiano, quella del Giovedì Santo spicca per la sua particolarità e forse unicità distinguendo Lanciano dagli altri centri.
Fulcro di questo rito è la chiesa di Santa Chiara, sede dell’Arciconfraternita “Morte e Orazione” da sempre custode degli appuntamenti sacri che accompagnano Lanciano verso la Pasqua
Ad ora crepuscolare, intorno alle ore 18, viene finalmente svelato il cosiddetto “Sepolcro“, rappresentazione scenica del Cristo deposto dalla croce, un allestimento questo ogni anno differente e sempre ricco di simboli, significati e messaggi, spesso legati non solo alla fede cristiana, ma anche a quello che è il momento storico in cui esso viene realizzato.
Qualche ora più tardi, alle 22, le porte lignee dell’edificio religioso si aprono lungo corso Roma per fare spazio alla Processione degli Incappucciati. I soli confratelli maschi disposti in due file si snodano tra le vie del centro storico, con addosso il tipico abito nero confraternale e con il volto celato da un cappuccio. Unico ausilio al loro austero e misterioso incedere è la fiammella di un cero la cui luce, complice il buio che avvolge le strade del centro antico, ed insieme alle note dei brani sacri eseguiti dalla banda, rende l’atmosfera ancora più affascinante.
Il volto coperto è premessa fondamentale della processione stessa: essa ricorda al tempo stesso la vergogna dell’uomo “colpevole” di aver tradito il Figlio di Dio, ma rimanda anche alle origini della confraternita, nata alla fine del XVI secolo, quando i nobiluomi senza mostrare la propria identità, si occupavano, con grande pietas cristiana, di dare degna sepolura ai poveri ed ai diseredati che in quegli anni, anche a causa della peste, morivano per le strade.
Il Cireneo come dice la parola stessa, richiama la figura evangelica di Simone di Cirene, l’uomo che accompagnò Gesù sul Golgota, condivendone la fatica e le sofferenze. La processione del Giovedì Santo, nella forma in cui la conosciamo ha, infatti, origini abbastanza recenti.
La sua istituzione risale all’inizio degli anni ’80, legandosi alla figura del compianto priore Filippo De Rosa e al consiglio direttivo dell’epoca che con entusiasmo accolse la sua proposta.
Il giornalista Piergiorgio Greco ha riassunto in maniera perfetta e con poche parola cosa questa tradizioni rappresenti per la comunità frentana
“Un uomo, una città. Una croce, migliaia di preghiere, speranze, desideri, gioie, dolori. Quell’uomo riassume una città, quella croce che porta sulle sue spalle – pesante, fredda, spigolosa, eppure ricca di significato e di speranza – ricapitola in sé tutte le attese profonde di una Lanciano che, forse, non aspetta altro che veder uscire proprio quell’uomo con quella croce dalla chiesa di Santa Chiara”.
. Simone Cortese