ORTONA – Si è concluso senza complicazioni il primo sbarco del 2024: la Aita Mari è attraccata alla banchina di Riva nella notte alle 03.45 in ritardo di 45 minuti rispetto alla tabella di marcia. Le operazioni di sbarco hanno preso il via alle 04 e 05. Dato il numero esiguo di migranti, alle 6 di questa mattina le operazioni di accoglienza in porto, svolte sotto il coordinamento della Prefettura, erano terminate.
A bordo della nave 43 persone tutti uomini, 41 bengalesi, 1 egiziano e 1 sudanese. Due migranti all’interno del gruppo erano minori (15 e 17 anni), entrambi del Bangladesh e non accompagnati. I naufraghi sono stati trovati complessivamente in buone condizioni anche per via del fatto che il meteo che ha consentito alla nave una navigazione tranquilla fino al porto assegnato. Dopo la prima identificazione in porto il gruppo è stato trasferito nella struttura di contrada Tamarete. Si tratta di una struttura ben equipaggiata per il ristoro dei naufraghi che può ospitare fino a 180 persone. I due ragazzi minorenni, come già stabilito, rimarranno in regione e saranno ospitati in un centro in provincia di Pescara, mentre il resto del gruppo è stato trasferito nella regione Lazio.
La ong Smh torna a denunciare come sia diventato più difficile soccorrere: “Anche se il porto è stato assegnato rapidamente fin dall’inizio – spiega in una nota la ong- vogliamo sottolineare che ci troviamo ad Ortona, a 4 giorni di navigazione e a 700 miglia nautiche, pari a 1200 km da dove è stato effettuato il salvataggio. Durante il nostro viaggio verso Ortona, abbiamo attraversato decine di porti più vicini, soprattutto in Sicilia, che dista meno di un giorno di navigazione da dove eravamo inizialmente. Ribadiamo la necessità di creare corridoi umanitari che consentano una migrazione sicura e di mettere risorse per assistere queste persone in mare. Chiediamo che le autorità europee si assumano la responsabilità nelle zone SAR (Search and Rescue) e che non vengano finanziati Stati non considerati sicuri come controllori di frontiera, in quanto infrangono costantemente il principio di non respingimento secondo la convenzione di Ginevra sui rifugiati”.
Daniela Cesarii