Si potrebbe affermare, senza esser particolarmente smentiti, che le recenti affermazioni del Ceo di Stellantis Carlos Tavares (venuto in visita allo stabilimento di Atessa lo scorso 23 gennaio) hanno scontentato un pò tutti. Sia a livello locale con gli scioperi e le richieste, a detta loro inascoltate delle sigle sindacali, sia a livello nazionale con il botta e risposta tra il manager porteghese ed il ministro delle Imprese e del Made in Italy Rodolfo Urso.
L’accusa di Tavares al governo italiano è quella di non sostenere a sufficienza lo sviluppo dell’industria dell’auto, ma dal dicastero romano la risposta non si è fatta attendere con lo stesso Urso ad affermare che se, “Stellantis in Italia vende meno auto non è un problema del ministero ma è semplicemente una sitauzione derivata da logiche di mercato”. Lo stesso Urso ha parlato poi di una possibile e futuribile entrata dello Stato nell’ex Fiat. Ma nel caso ciò diventasse realtà come andrebbero davvero i fatti?
A fare un quadro della situazione ci ha pensato “La Repubblica” che ha quantificato in oltre sei milioni di euro l’investimento da realizzare. Tuttavia anche compiendo questo passo così importante, l’Italia non avrebbe lo stesso peso decisionale in ragione dei maggiori diritti di voto spettanti ai francesi, visto che dopo le Exor, holding della famiglia Agnelli, e la Peugeot, il terzo azionista è proprio la Francia che detiene il 6,1%.
“Se per ipotesi – afferma Repubblica – lo Stato Italiano volesse pareggiare la quota di Parigi, acquistando quindi il 6,1%, ai valori attuali di Borsa (Stellantis capitalizza 67 miliardi di euro ai valori di mercato di oggi), vorrebbe dire sborsare 4,1 miliardi di euro. Una quota più “simbolica”, del 2%, costerebbe invece circa 1,5 miliardi. Anche rilevare l’equivalente della quota francese però non basterebbe comunque a “pareggiare” il peso decisionale del governo francese, in ragione proprio dei maggiori diritti di voto assegnati agli azionisti di lungo corso. In questo caso allora, per raggiungere il 9,6% il governo italiano dovrebbe scucire 6,4 miliardi di euro.
In ogni caso – si legge nell’articolo apparso sul sito web del celebre quotidiano – indipendentemente dalle quote in possesso e dai diritti di voto maturati, resterebbe tutto da sciogliere il nodo della governance, visto che andrebbe definito con gli altri soci la presenza di un rappresentante del governo italiano nel board, ma soprattutto l’effettiva influenza nelle decisioni dell’azienda. Anche perché Stellantis si muove da gruppo multinazionale e non sempre le sollecitazioni dei propri soci di minoranza sono andate in porto. Basti pensare allo scontro a distanza la scorsa estate tra il ministro dell’economia francese Bruno Le Maire e lo stesso Tavares“.
. Simone Cortese