Secondo appuntamento targato Musica Essenziale, la nuova rubrica dedicata ai talenti locali. “La musica è l’essenziale dell’uomo, il suo sguardo sul mondo”, scrisse Arthur Schopenhauer a proposito della Musica, nel saggio intitolato Il mondo come rappresentazione.
Come sempre iniziamo da questo breve incipit per immergerci nei meandri del tessuto artistico, laddove giovani musicisti o veterani del settore coltivano quotidianamente ciò che dovrebbe essere, in primis, una forte passione naturale.
Abbiamo intervistato Brigida Carbone, cantautrice abruzzese classe 99′ attualmente impegnata su diversi fronti: dal CET di Mogol al diploma in Canto Jazz e Canto Pop-Rock, passando per concorsi e rassegne musicali quali il Premio Nazionale delle Arti (2020) e Game of Chords (2022).
- Come hai iniziato a fare musica?
A sei anni ho chiesto ai miei di poter studiare pianoforte e da quel momento la musica non mi ha mai lasciata. Al liceo ho cominciato a prendere lezioni di canto, ma anche a scrivere le mie prime vere canzoni: se da piccola erano un gioco, poi sono diventate una valvola di sfogo, un modo per tirare fuori le emozioni ed affrontarle. In quel periodo ho capito quanto fosse importante per me questa passione e dopo la maturità sono entrata in Conservatorio.
2. Il valore dello studio e della ricerca nella tua musica.
Studio e ricerca sono fondamentali per chiunque desideri diventare un professionista. Nella musica, come nella vita, non si finisce mai di imparare: è una continua scoperta!
La conoscenza ti apre delle porte verso mondi che nemmeno pensavi potessero esistere ed è il punto di partenza di un percorso ancora più interessante e complesso: la ricerca artistica. In questa fase si lascia spazio alla sperimentazione e si mettono in discussione le proprie certezze, ponendosi la fatidica domanda: tra queste possibilità espressive, qual è quella che più mi rappresenta?
La risposta richiede tempo, e quando arriva non bisogna neanche affezionarcisi troppo, perché potrebbe cambiare presto… Dopotutto siamo esseri umani in continua evoluzione.
3. Generi preferiti? E se posso chiedere, da chi trai ispirazione?
Sono cresciuta con Elisa e Adele, miei grandi punti di riferimento da sempre. Con il tempo ho scoperto il cantautorato italiano, innamorandomi di Dalla, Tenco, Pino Daniele, Vecchioni… Fra i contemporanei invece Niccolò Fabi e Daniele Silvestri sono i miei preferiti.
Lo studio del jazz mi ha fatto appassionare anche al soul e all’R&B, e nutro una sconfinata ammirazione per artisti come Amy Winehouse, Bruno Mars e Lizzo, che sono riusciti a portare questi generi nel mondo del pop mainstream.
4. Raccontaci una tua esperienza
Credo che la scuola di Mogol sia stata l’esperienza artistica più bella di questo periodo. Grazie ad una borsa di studio del conservatorio, ho avuto l’opportunità di studiare lì frequentando sia il corso Autori sia quello Compositori. Il C. E. T. è quel posto meraviglioso in cui grazie al potere della musica si creano legami speciali.
Ho conosciuto ragazzi di enorme talento e docenti preparatissimi, che guidano gli studenti con passione, entusiasmo e grande sensibilità. È un ambiente che ti dà la possibilità di crescere musicalmente e umanamente, porterò sempre nel cuore gli insegnamenti che mi ha donato.
5. Un tuo pensiero sulla musica di oggi e sulle tendenze che ascoltiamo?
La musica di tendenza non fa che riflettere i valori della nostra epoca: infatti punta all’apparenza più che alla sostanza, ai numeri più che alla qualità. I social sono complici di questa dinamica, tutti puntano ad avere visibilità a qualsiasi costo e pochi fanno musica per mettersi a nudo e donare qualcosa di autentico. Ma alla fine il tempo è sempre il miglior giudice.
6. ”Se si potesse fare a metà”, cosa rappresenta per te?
“Se si potesse fare a metà” è un flusso di coscienza che conduce ad una rinascita. Ho scritto questa canzone di getto, mentre ero in preda al senso di colpa. Da poco tempo avevo messo fine ad una relazione ormai al capolinea e, nonostante sapessi fosse la scelta giusta, non riuscivo a darmi pace…
Poche cose fanno stare male come il senso d’impotenza che provi davanti al dolore di qualcuno che ami e la canzone descrive proprio questo stato emotivo. Allo stesso tempo, tra le righe c’è un invito a voltare pagina, portando con sé sempre il lato positivo delle proprie esperienze.
7. Hai qualche brano in uscita nel 2024?
Sto lavorando al nuovo singolo che uscirà nei primi mesi del nuovo anno, è la storia di un incontro particolare che per un attimo ti fa tornare indietro nel tempo. Piccolo indizio: ha il titolo del mio film preferito!
8. Cosa diresti ad una persona che vuole conoscere meglio la tua musica, le tue emozioni, le tue parole?
Direi semplicemente di chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dalla musica e dal testo. Tutto ciò che voglio comunicare è racchiuso lì, senza orpelli e sovrastrutture.
9. Musica essenziale: un tuo pensiero sul significato della musica
Credo che la musica riesca a creare connessioni profonde più di ogni altra forma artistica, divenendo un vero e proprio collante sociale. È un posto sicuro in cui le fragilità non sono un ostacolo, bensì un motivo per sentirsi più vicini.
Scegliere di dare voce alla propria sensibilità non è facile: si abbassa ogni difesa e ci si espone al rischio di essere giudicati e incompresi. Allo stesso tempo però si permette all’altro di riconoscersi in quello stato d’animo ed allora si trasforma in un dono preziosissimo.
Spotify: https://open.spotify.com/artist/7jeW8RjbEIcgEEr0LH3rbf?si=jezGn3rkSmaYF-YBRYXmDQ
- Dennis Spinelli