Sul sisma dell’Aquila si sono susseguite sentenze e pareri. Ce n’è una, che risale all’aprile 2022, che in questi giorni, a 14 anni dal sisma, sta facendo particolarmente discutere.
Una sentenza sconcertante che si aggiunge a quella dell’ottobre scorso, che, di fatto, ha addossato alle 24 vittime del crollo di una palazzina in via Campo di Fossa la colpa di non essere uscite di casa dopo la scossa del 5 aprile 2009 e quella del 6 poco dopo la mezzanotte. “Vittime incaute” per la giudice Monica Croci, autrice di entrambe le sentenze in questione, e che, per questo, avrebbero il 30% di colpa.
Ma adesso la colpa passa da un 30% a un 100%.
Secondo la giudice Croci, infatti, Nicola Bianchi, 22enne di Monte San Giovanni Campano (Frosinone), morto sotto le macerie della palazzina in cui viveva in via Gabriele D’Annunzio quel 6 aprile 2009, avrebbe il 100% di colpa. La spiegazione sarebbe la stessa della sentenza di ottobre, la vittima avrebbe avuto un comportamento incauto.
Così Monica Croci ha rigettato la richiesta di risarcimento nei confronti dello Stato per Nicola e altri 9 studenti.
Sergio Bianchi, papà di Nicola, nelle aperture delle edizioni odierne dei quotidiani Il Centro ed Il Messaggero parla di una “decisione che ha lasciato impietriti, senza parole”.
Beatrice Tomassi