L’AQUILA- Una giornata storica quella di domenica per il popolo aquilano e per la Regione tutta.
La sensazione di stare per assistere a qualcosa di unico la si ha fin da subito arrivando in una città avvolta nella nebbia e in un assetto quasi militare per il massiccio schieramento delle forze dell’ordine. Una mattinata fredda riscaldata però dai sorrisi di chi sta facendo il tuo stesso percorso che porta dai vari punti di sosta per le auto a piazza Collemaggio.
Una moltitudine di ogni età: dai bimbi in passeggino agli anziani, tutti desiderosi di questo abbraccio virtuale con una papa che è un pastore che non mette distanze con le sue anime che vuole anch’egli questo abbraccio tanto da percorrere la distanza tra le due piazze, piazza Duomo e Collemaggio, i due luoghi degli appuntamenti prefissati, in papa mobile. L’entusiasmo è già alto quando l’elicottero con a bordo il papa sorvola Collemaggio cercando di atterrare nonostante la nebbia, come dirà nell’omelia.
Al suo arrivo in piazza Duomo, ripreso dai maxi schermi di Collemaggio, gli applausi coprono le prove dell’ orchestra e del coro che animeranno la messa. Ci sono entusiasmo ed emozione, che travolgono anche noi. E’ una vibrazione forte che arriva come un onda e impedisce “la giusta distanza” che deve guidare una cronaca.
L’arrivo in papa mobile in piazza Collemaggio è il momento più emozionante della mattinata. Il papa percorre il tragitto tra due ali festanti, con le bandierine del Vaticano che sventolano, con la premura di salutare tutti i fedeli con un sorriso sul volto. Siamo tutti commossi, emozionati.
Sentimenti che non si disperdono nelle due di cerimonia che seguono. Papa Francesco nell’omelia esalta la figura Celestino V, il Pontefice. “Erroneamente ricordiamo la figura di Celestino V come ‘colui che fece il gran rifiuto’ ma Celestino V non è stato l’uomo del no – ha detto Papa Francesco – è stato l’uomo del sì. Non esiste altro modo di realizzare la volontà di Dio che assumendo la forza degli umili”.
Papa Francesco si rivolge ancora una volta al popolo aquilano: “Cari fratelli e care sorelle, voi avete sofferto molto a causa del terremoto, e come popolo state provando a rialzarvi e a rimettervi in piedi. Ma chi ha sofferto deve poter fare tesoro della propria sofferenza, deve comprendere che nel buio sperimentato gli è stato fatto anche il dono di capire il dolore degli altri. Voi potete custodire il dono della misericordia perché conoscete cosa significa perdere tutto, veder crollare ciò che si è costruito, lasciare ciò che vi era più caro, sentire lo strappo dell’assenza di chi si è amato. Voi potete custodire la misericordia perché avete fatto l’esperienza della miseria”.
Al termine della messa, seguita dalle quasi 5 mila persone sedute e da una folla immensa fuori dalle transenne con un raccoglimento fuori dal comune, c’è stata l’apertura della Porta Santa, un momento privilegiato a cui hanno assistito i giornalisti e che i presenti hanno potuto seguire sui maxi schermi.
Il Pontefice, con tre colpi di bastone d’ulivo del Getsemani, consegnatogli dal sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, apre la Porta Santa: “Apritemi le porte della giustizia” ha detto il Pontefice prima dell’apertura secondo la preghiera rituale.
La figura bianca del Papa che si staglia contro il legno della porta che poi lentamente si apre dando il via alla Perdonanza è l’emblema di un momento che segna la storia della città e la sensazione prepotente quando il papà lascia sulla 500 bianca Collemaggio con la folla che continua a manifestargli devozione e affetto e che l’Aquila meriti tutto questo dopo aver dimostrato la forza e la dignità di rialzarsi e risorgere splendida e maestosa come è sempre stata.
Daniela Cesarii