Nell’ultimo periodo si sono intensificate le segnalazioni di avvistamenti di lupi in diversi comuni abruzzesi, anche in aree in cui la specie è tornata solo di recente. Una situazione che richiede attenzione e una corretta strategia di comunicazione con i cittadini, ma che non giustifica approcci emergenziali o toni allarmistici.
Il lupo è una specie storicamente presente sul territorio italiano, tutelata dal 1971 dopo essere stata portata sull’orlo dell’estinzione. La sua attuale diffusione è il risultato di un naturale processo di ricolonizzazione degli areali originari, che oggi interessa anche zone collinari, pianeggianti e costiere, e che vede il lupo presente anche in aree di campagna prossime a centri abitati.
Il recente declassamento dello status di protezione del lupo a livello europeo (non ancora recepito dall’Italia) rappresenta una scelta che il WWF ha avversato da subito e che rischia di compromettere decenni di progressi nella tutela della biodiversità. Tale decisione non solo non trova adeguato fondamento scientifico, ma apre la strada a un pericoloso indebolimento delle tutele, legittimando interventi frammentati e irresponsabili. Al contrario, sarebbe necessario rafforzare politiche rigorose e basate su evidenze scientifiche.

Non trascurando poi che, purtroppo, ogni anno in Italia moltissimi lupi vengono ritrovati senza vita. L’Associazione “Io non ho paura del lupo” ha recentemente analizzato il fenomeno attraverso la prima relazione sulla mortalità basata su dati ufficiali di enti e istituzioni. Il quadro che emerge è chiaro: dal 2019 al 2023 sono stati rinvenuti in Italia 1.639 lupi morti, passando dai 210 casi registrati nel 2019 ai 449 del 2023, più di un lupo morto ogni giorno.
È una cifra più che raddoppiata, che riflette certamente un aumento complessivo della popolazione, ma che dimostra anche la pressione costante e crescente, legata a fattori antropici che incidono profondamente sulla popolazione del lupo: il 70% delle morti è infatti direttamente o indirettamente legata all’uomo. E l’Abruzzo, purtroppo, è la seconda regione, dopo il Piemonte, per morti: in soli 5 anni 272 decessi registrati nella nostra regione e il numero è sicuramente più alto perché non tutti gli animali morti vengono rivenuti da ASL o forze dell’ordine.
La presenza del lupo è legata alla disponibilità di prede, in particolare ungulati come il cinghiale, e svolge un ruolo ecologico fondamentale nel contenimento delle popolazioni di erbivori, con benefici anche per l’agricoltura. Il lupo non rappresenta un pericolo per l’incolumità umana, ma occorre conoscere i corretti comportamenti da adottare. In Italia sono pochissimi i casi di lupi che hanno mostrato comportamenti anomali e aggressivi verso le persone, e quasi sempre si trattava di animali resi confidenti da nostri errori (smaltimento di rifiuti non adeguato, alimentazione volontaria di lupi in difficoltà, etc.).
Il WWF ribadisce la proposta di istituire una task-force che possa costituire un riferimento per i cittadini in caso di dubbi o segnalazioni, che coinvolga Regione, Province, enti preposti alla gestione faunistica, IZS, ASL, aree protette, università e associazioni, valorizzando le competenze presenti in Abruzzo. Prioritario resta anche incrementare la diffusione di corrette informazioni sui comportamenti da tenere nelle aree di presenza del lupo (soprattutto per quanto riguarda la gestione dei propri animali d’affezione), nonché migliorare e velocizzare le procedure per il risarcimento in caso di predazioni sul bestiame per gli allevatori.
“Nelle riserve gestite dal WWF in Abruzzo – aggiunge Filomena Ricci, delegata regionale del WWF – sono stati realizzati numerosi interventi di prevenzione a supporto degli allevamenti, come la distribuzione di recinzioni elettrificate, campagne informative, creazione di reti di allevatori per diffondere le buone pratiche messe in atto. Inoltre, come associazione ci sforziamo di rispondere ai quesiti che la cittadinanza si pone rispetto alla coesistenza tra attività umane e fauna selvatica, e diffondere conoscenze aggiornate derivanti dai più recenti studi nazionali e internazionali in materia. Siamo per questo, disponibili a un confronto serio e costruttivo con tutti gli enti competenti per individuare soluzioni condivise”.







