Natale si avvicina, manca ormai un mese, e a Lanciano la sensazione dominante è quella di un’attesa sospesa. Nelle case iniziano a comparire le prime lucine, qualche finestra si illumina, i bambini già chiedono quando arriverà l’albero, eppure in città sembra tutto fermo, quasi congelato. Nei borghi vicini, da Castelfrentano ad Atessa fino a Rocca Scalegna, la festa è già esplosa da settimane: mercatini montati, luminarie accese, iniziative che richiamano visitatori e atmosfera. Intorno a Lanciano tutto si muove, ma a Lanciano no.
Il grande assente, per ora, è proprio l’albero di Natale, simbolo che i lancianesi sentono come un tratto identitario.
Dopo anni di esperimenti più o meno riusciti, dall’albero senziente all’albero iceberg passando per contest, polemiche e discussioni infinite, si era tornati alla tradizione con un abete vero, accolto con affetto nonostante qualche riserva da parte di chi avrebbe preferito un’installazione artificiale. Quest’anno invece nessun annuncio, nessuna anticipazione, nessun movimento in piazza. È come se ci fosse un vuoto nel luogo dove, ogni dicembre, la città si raccoglie per ritrovare se stessa.
Idem per il Teatro Fenaroli, che negli ultimi anni aveva contribuito a riportare la magia del Natale al centro della vita culturale cittadina. L’apertura, le programmazioni, gli eventi… tutto ancora avvolto da un alone di incertezza.
E poi i mercatini, il Christmas Village, le iniziative per i più piccoli, il trenino, gli spettacoli in Villa delle Rose: le edizioni recenti avevano dato un senso di continuità, di quadro definito. Questa volta no. Nessun calendario, nessuna conferenza, nessuna campagna visibile. Il centro resta spoglio, il corso silenzioso, e perfino le luminarie – quelle che solitamente iniziavano a comparire a metà novembre – sono ancora un miraggio.

Il confronto con ciò che accade intorno è inevitabile. Basta allontanarsi di pochi chilometri per trovare paesi già pieni di decorazioni, mercatini tematici, concerti natalizi, presepi viventi in preparazione, iniziative che riempiono i weekend e creano atmosfera. Castelfrentano ha acceso le sue luminarie con largo anticipo, ad Atessa il calendario è già pronto e divulgato, Rocca Scalegna come ogni anno punta sul suo borgo medievale per trasformarsi in un racconto fiabesco che richiama turisti e curiosi. La sensazione per chi vive a Lanciano è che, mentre altrove si corre, qui si cammina lentamente, forse troppo.
I cittadini ricordano bene gli anni in cui il Natale tornò a essere “il Natale di una volta”
Addobbi semplici ma curati, presepi artistici, spettacoli e concerti, partecipazione diffusa, la Squilla che come sempre unisce la città in un abbraccio collettivo. Quei primi anni dell’amministrazione Paolini avevano ripristinato un ritmo che sembrava smarrito. Poi, gradualmente, la cadenza si era consolidata, fino a diventare quasi rassicurante. Quest’anno invece c’è un silenzio che spiazza.
Mentre le case si accendono, le vetrine più attive provano a creare atmosfera e qualche commerciante, da solo, espone pupazzetti di pan di zenzero o soldatini di piombo, la città nel suo insieme sembra non aver ancora deciso che Natale sarà. È come se manchi la cornice, la scenografia generale che negli anni aveva sempre fatto da sfondo alla vita cittadina di dicembre. Le strade aspettano, i cittadini pure.
A questo punto resta una sola domanda, grande quanto l’albero che non c’è: cosa si sta organizzando per il Natale a Lanciano? È tardi per annunci, ma non troppo tardi per decidere se la città avrà o meno una sua festa, una sua luce, un suo cuore natalizio. Forse qualcosa si sta muovendo dietro le quinte, forse arriverà tutto all’ultimo momento come ormai capita spesso, forse si tratterà di un Natale più sobrio, forse semplicemente ancora non è stato comunicato.
Ma dicembre è alle porte e l’attesa sta diventando inquietudine. E mentre nei borghi vicini la magia è già cominciata, a Lanciano per ora brilla soltanto un grande punto interrogativo.








