L’AQUILA- “Dopo 4 giorni di ricerche ininterrotte abbiamo la consapevolezza che i cuccioli dovrebbero essere entrambi ancora vivi e che si sono separati”. Ne da comunicazione in una nota ufficiale il Parco nazionale d’Abruzzo e Molise. Che aggiunge: “Possiamo confermare che i due conspecifici sono molto mobili e attivi sul territorio, tanto che sono stati avvistati nei dintorni di due centri abitati situati all’interno del perimetro del Parco, a circa 25 Km di distanza da San Benedetto dei Marsi, anche se in momenti diversi”.
Le attività di ricerca proseguiranno con l’obiettivo di tentare una cattura, ove necessario, e confermare l’effettiva separazione dei due cuccioli in luoghi diversi.
Nella nota si sottolinea che “La mobilità è un elemento che fa ben sperare sulle condizioni di salute dei cuccioli e sulla loro capacità di sopravvivenza”. Arrivano anche alcune precisazioni viste le tante polemiche che sono nate intorno all’uccisione di Amarena.
“Gli orsi non entrano nei paesi perché hanno fame, intendendo per fame, il fatto che non trovano sufficiente cibo in natura e sono così costretti ad avvicinarsi ai paesi. Se così fosse il numero degli orsi a ridosso dei centri abitati sarebbe decisamente maggiore e così non è, come risulta evidente.
Le motivazioni sono diverse altre e le abbiamo spiegate spesso e in ogni modo possibile con i nostri post e all’interno dei diversi Rapporto Orso pubblicati ogni anno.
Siamo anche convinti che molti lo hanno capito, ma ovviamente a diversi fa comodo continuare a raccontare la storiella della mancanza di cibo esattamente come l’idea del “si poteva fare di più”, come se il Parco avesse poteri decisionali fuori dai propri confini amministrativi, cosa che non è, operando invece solo come soggetto istituzionale che coopera con le altre istituzioni preposte, a partire dalla Regione Abruzzo”.
L’Ente parco prende posizione anche sulla questione, anch’essa tanto dibattuta, del modello Abruzzo che di fatto non esiste
“Il modello Abruzzo di gestione degli orsi è una creazione mediatica utilizzata per contrapporre il modello Appenninico al modello Trentino. Ci siamo sempre rifiutati di stare all’interno di queste dinamiche e lo abbiamo detto ogni volta che abbiamo potuto perché sono inutili e fuorvianti.
Riteniamo invece che piuttosto che di modelli, si dovrebbe parlare maggiormente di contesti in evoluzione e di espansione della popolazione di orsi, quando si parla di territori in cui vivono orsi e uomini, perché la consapevolezza dell’importanza di convivere è prima di tutto un atto culturale che ha bisogno di conoscenze scientifiche profonde e di tempo, non di improvvisazione e opinionismo.
Detto questo è innegabile e incontrovertibile che le comunità locali del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise questo percorso di consapevolezza lo hanno fatto e lo stanno facendo, perché in 10 anni circa di vita di Amarena nessuno le ha mai fatto nulla di male né pensato di farlo, anche dopo le sue tante spericolate scorribande”.
- Daniela Cesarii