L’accusa è di bancarotta fraudolenta e vede indagate cinque persone, nell’indagine che ha portato i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Pescara a sequestrare un noto stabilimento balneare di Pescara.
Nel corso delle attività investigative – coordinate dalla Procura – lo stabilimento (comprensivo di bar e ristorante) e la concessione balneare erano stati trasferiti dalla fallita società ad un’altra senza il pagamento di alcun corrispettivo e, in seguito, ad una nuova impresa costituita ad hoc ad un prezzo notevolmente inferiore al valore di mercato, valutato in circa 2 milioni di euro.

Secondo gli inquirenti la duplice operazione ha permesso di schermare, attraverso la momentanea interposizione di un terzo soggetto giuridico, una distrazione patrimoniale con una successiva compravendita.
I trasferimenti aziendali hanno consentito la prosecuzione della gestione dello stabilimento balneare in capo ad una società molisana, con ingente danno patrimoniale alla società ormai decotta e significativo pregiudizio alle pretese dei creditori.
Il gip del Tribunale di Pescara, condividendo le valutazioni della Procura, ha ravvisato la sussistenza a carico dei cinque indagati di un grave quadro accusatorio per i reati di bancarotta fraudolenta e documentale a vario titolo.








