Billie Allen, 48 anni, afroamericano, da 28 anni è in carcere, isolato in una cella per 22 ore al giorno, a scontare la pena di un crimine, l’omicidio di una guardia giurata durante una rapina in una banca a St. Louis nel Missouri, di cui si è sempre dichiarato del tutto estraneo, condannato a morte con prove inesistenti.
Nel 2024 l’allora presidente statunitense, Joe Biden, ha commutato la sua pena da morte a ergastolo, ma Billie continua a proclamarsi innocente: “Ogni giorno che passo in carcere per un crimine che non ho commesso è una condanna a morte”.
L’ingiustizia che sta subendo, e che ha mobilitato milioni di persone, non l’ha spento, anzi ha liberato il suo talento. Adesso, infatti, Billie Allen, è un artista autodidatta che usa la pittura, il disegno per dare voce ai suoi sentimenti.

Le sue opere sono esposte nella gabbia 1 di ZooArt fino al 6 settembre.
“The Colors of Freedom- Un artista nel braccio della morte” si tiene nell’ambito della seconda edizione della rassegna estiva “Donn.é entra in gabbia” organizzata dall’associazione Ets-Aps Donn.é. La mostra è stata l’occasione per un dibattito sulla situazione carceraria italiana, non molto dissimile da quella americana, organizzata da Maurita Cardone, curatrice della mostra, e Donn.é sul tema “La creatività ingabbiata: cultura e incarcerazione tra USA e Italia” moderato da Alice Rifelli co-fondatrice della casa editrice indipendente Edicola Edizioni. Presente l’assessora alla cultura Italia Cocco.

Maurita Cardone giornalista, critica d’arte, è ambasciatrice in Italia della Free Billie Allen Campaign e ha regalato un’enorme emozione ai presenti telefonando a Billie nel carcere di Terre Haute, Indiana. Una telefonata breve interrotta dagli applausi: un modo per dare forza e far sentire meno solo chi è recluso ingiustamente.
“Billie si è rifiutato che il carcere lo definisse. E’ prigioniero, ma dai suoi quadri emerge quanto il suo spirito possa essere libero” ha detto Maurita. Con Francesca Di Muzio, avvocata penalista, docente di diritto, procedura penale e giustizia riparativa Iusve Verona, vice presidente di Donn.é e Francesco Lo Piccolo, presidente e fondatore dell’associazione Voci di dentro Odv, giornalista professionista, direttore della rivista Voci di dentro siamo entrati nelle carceri italiane.
Nelle strutture non c’è spazio per il recupero, mancano i professionisti e i servizi atti a redimere chi ha commesso il crimine, chi vive l’esperienza rischia di uscire da quelle gabbie come è entrato se non peggiore.
I percorsi rieducativi sono spesso affidati alla buona volontà dei volontari, come nel caso dell’associazione Voci di dentro, il giornale che dà appunto voce, in tutta libertà, ai detenuti.
Carceri sovraffollati che privano della dignità chi vi entra, in molti scelgono il suicidio, i cui numeri sono impressionanti, come accade nel vicino carcere di Castrogno (Teramo).

Un problema che lo stato sembra sottovalutare: la strada non è costruire altri spazi è piuttosto non far stare in carcere chi non deve starci come i malati, i dipendenti da sostanze. Come ha sottolineato Lo Piccolo in carcere in America ci finiscono le persone di colore, in Italia i poveri.
Gaetano Basti, che nel 1986 ha fondato la Cooperativa editoriale Menabò e la rivista D’Abruzzo, Turismo, Cultura, Ambiente, è fondatore del Festival del Dubbio organizzato da Edizioni Menabò e Associazione Romano Canosa per gli Studi Storici e che ha approcciato il tema dell’incarcerazione nella recente edizione 2025: suo l’impegno di portare i libri in carcere facendo donazioni che possano creare biblioteche nonostante da più parte si risponda che non c‘è spazio.

In questa direzione va anche l’impegno di Gabriele Lacché, artista e fondatore di ZooArt, che da anni e anni porta l’arte nelle gabbie dell’ex zoo comunale, sotto la Passeggiata Orientale, che un tempo era il carcere per animali come lui l’ha definito, e che ha il proposito di aprire a ulteriori collaborazioni entrando in carcere.
Ancora una volta da Zooart, luogo privilegiato di incontri, luogo scelto da anni da Donn.é per le sue campagne, parte un ponte verso chi è in difficoltà.
- Daniela Cesarii