Una verifica interna per ricostruire l’accaduto e migliorare il percorso per l’accesso in urgenza dei bambini in ospedale. Ad averla chiesta è stato il Direttore generale della Asl Mauro Palmieri a proposito della notizia, diffusa nella giornata di domenica, dell’attesa di 5 ore di un bambino autistico prima di essere visitato a Chieti.
I fatti sono stati ricostruiti, con i dati del registro informatico alla mano, da Francesco Chiarelli ed Emmanuele Tafuri, rispettivamente Direttori del Dipartimento Materno Infantile ed Emergenza-Urgenza nel corso di una riunione alla quale hanno preso parte Delia Racciatti, Responsabile del Servizio “Qualità e Risk Management” e la Direzione Strategica al completo.

La famiglia che ha denunciato il fatto si è recata direttamente all’accettazione pediatrica, senza passare per il Pronto Soccorso, chiedendo la visita per due bambini, uno dei quali affetto da autismo: i due fratellini sono stati registrati alle 10.45, e presi in carico alle 13.17 il primo e alle 13.54 il secondo.
L’attesa, di poco più di due ore, è stata determinata dalla valutazione effettuata al momento del triage che non ha rilevato una situazione di urgenza in base ai sintomi riferiti dai genitori, diversamente da altre situazioni gravi che venivano affrontate in quel momento in reparto, con due bambini in condizioni assai critiche.
“Posso comprendere il sentimento di irritazione della famiglia per una certa attesa, diversa da quella riferita – sottolinea Palmieri – per questo ho chiesto ai nostri operatori oggi di rivedere le procedure interne al fine di offrire ai fragili una corsia di accesso parallela. Resta però inaccettabile la campagna di odio generata sui social da un racconto di una parte in causa.
Parole violente sono state rivolte ai nostri operatori, soprattutto del Pronto Soccorso che peraltro erano estranei ai fatti, un linciaggio che non si può tollerare verso qualunque persona, ma rivolto a personale che ogni giorno si prodiga per dare risposte a una domanda costantemente in crescita, fa veramente male.
Perciò l’Azienda si impegna a migliorare, ancora, i propri percorsi, utilizzando le criticità per correggere il tiro, ma lo stesso impegno chiedo agli utenti dei nostri servizi di sminare il terreno social e purificarlo dalla comunicazione violenta. Le parole portano i gesti. Non serve, a posteriori, esprimere solidarietà al personale degli ospedali quando viene aggredito fisicamente. Occorre fermarsi prima, ora”.