La Costa dei Trabocchi è entrata di diritto nell’immaginario nazionale come uno dei luoghi simbolo del turismo slow, sostenibile, esperienziale. Mare cristallino, la Via Verde, i trabocchi sospesi tra cielo e acqua, borghi suggestivi, sapori autentici. Eppure, nonostante questa bellezza naturale e una promozione mediatica senza precedenti – su tutte la vetrina del Giro d’Italia – il territorio sembra incapace di sostenere l’onda lunga del turismo.
I numeri iniziali ci sono stati, è vero, ma quel che manca oggi è la continuità. I turisti arrivano, guardano, spendono una giornata e poi se ne vanno. E soprattutto, non tornano.
Il punto è chiaro: non si può vivere di turismo se l’offerta reale non è all’altezza delle aspettative. Dopo l’effetto vetrina del Giro, molti si sono lanciati a capofitto nella ristorazione, spesso improvvisandosi imprenditori del food senza esperienza, visione o formazione.
Il risultato? Prezzi alti per prodotti mediocri, piatti serviti in contenitori usa e getta, accoglienza approssimativa. Un turista può anche accettarlo una volta, ma se paga 15 euro per una pasta su un vassoio di plastica sotto una tovaglietta di carta, difficilmente sarà invogliato a restare o a tornare.
A mancare è soprattutto la professionalità diffusa. Non quella dei grandi nomi o degli chef stellati – che qui non servono – ma quella quotidiana, fatta di qualità costante, attenzione ai dettagli, formazione di base, cura del servizio.
E mancano i servizi: per le famiglie, per chi viaggia in bici, per chi cerca esperienze accessibili e vere.
Chi arriva in settimana sulla Costa dei Trabocchi spesso si ritrova in un deserto culturale: pochi eventi, orari limitati, bar chiusi nei giorni centrali, informazioni turistiche sparpagliate o assenti. Non si può pensare di tenere in piedi un’economia turistica con un evento a settimana e il vuoto assoluto nei giorni feriali.
Il turismo che davvero porterebbe valore a questo territorio non è quello del weekend toccata e fuga, ma quello lento, distribuito, consapevole. Famiglie che si fermano, gruppi di cicloturisti, camminatori, coppie che scelgono la costa per viverla, non solo per fotografarla. Ma per attrarre e trattenere queste persone serve una rete stabile, professionale e coordinata. Serve visione.
Il paradosso più evidente è che in uno dei luoghi più belli d’Italia oggi manca un’offerta turistica di qualità continuativa. Una costa famosa, certo.
Ma troppo spesso gestita da chi rincorre la moda del momento senza una vera cultura dell’accoglienza. E così, anche quest’estate, dopo l’entusiasmo iniziale, la Costa dei Trabocchi si svuota. I turisti passano e non lasciano traccia. I residenti restano, ma faticano a vivere il proprio territorio, esclusi da un sistema che li tratta da clienti occasionali.
Il futuro della Costa dei Trabocchi non può essere affidato all’improvvisazione. Servono competenze, servizi, strategie condivise tra comuni, imprenditori, associazioni e cittadini. Non basta più essere belli e fotogenici. Serve essere anche bravi. E qui, la bellezza da sola non basta più. Il turismo arriva, guarda, consuma e se ne va. Servizi carenti, improvvisazione diffusa e prezzi sproporzionati fanno scappare chi cercava natura e autenticità.