Taglieri M5S: «Nel 2025 è intollerabile che i luoghi di cura siano roventi e fuori norma. Ho presentato un’interpellanza alla Giunta: vogliamo sapere chi sapeva, cosa è stato fatto, e cosa si intende fare»
C’è una sanità che soffre, non solo per le solite carenze di organico o per le liste d’attesa interminabili, ma per qualcosa di ancora più elementare: l’aria. Il clima. La temperatura. La sopravvivenza fisica dentro le corsie ospedaliere.

Accade in Abruzzo, nel 2025. Mentre le temperature superano i 35 gradi, in numerose strutture dell’ASL 02 – da Lanciano a Vasto, da Chieti ai distretti interni – pazienti e operatori sanitari sono costretti a convivere con ambienti surriscaldati, privi di aria condizionata o con impianti rotti, obsoleti o mai manutenuti. Una condizione non occasionale, non passeggera, ma ormai sistemica e gravissima.
Reparti con pazienti oncologici o cronici bloccati in stanze che sembrano serre, ambulatori territoriali dove si visita tra 30 e 32 gradi, personale costretto a turni prolungati sotto i camici, con mascherine e dispositivi di protezione, letteralmente sfinito dal caldo, senza un condizionatore funzionante né un ricambio d’aria. Alcuni spazi sono privi anche di ventilatori. Finestre sigillate. Porte chiuse. Sudore e affanno.
In piena estate e in piena Regione Abruzzo. E allora la domanda è inevitabile: dov’è finita la programmazione della Direzione strategica dell’ASL? Dove sono finiti i piani di manutenzione ordinaria? E soprattutto: dov’è la Regione?
Perché la legge è chiarissima. Il D.Lgs. 81/2008, che disciplina la sicurezza nei luoghi di lavoro, non lascia spazio a interpretazioni: i locali chiusi devono avere un microclima conforme alle esigenze fisiologiche dei lavoratori (art. 63, comma 1). E se il lavoro si svolge in ambito sanitario, a contatto con pazienti fragili, allora quel “microclima” non è solo un optional: è una condizione minima, una premessa indispensabile per garantire la dignità della cura e la sicurezza del personale.
Non è un principio astratto: l’Allegato IV del Testo Unico precisa che temperatura, umidità, ventilazione e qualità dell’aria devono essere mantenuti entro parametri fisiologici.
24–26 gradi in estate, umidità tra il 40 e il 60%, ricambi d’aria continui, soprattutto in ambienti ad alta intensità assistenziale. Gli impianti, quando presenti, devono essere mantenuti in efficienza, puliti, revisionati. Tutto nero su bianco.
Tutto sistematicamente ignorato. Per questo ho deciso di presentare un’interpellanza alla Giunta regionale, affinché non ci si limiti a una risposta tecnica e burocratica, ma si apra finalmente un confronto pubblico e trasparente su quello che sta accadendo negli ospedali e nei distretti sanitari dell’ASL 02. Vogliamo sapere chi ha monitorato, chi ha segnalato, chi ha trascurato. E soprattutto: cosa intende fare la Regione adesso, con quali strumenti, con quali tempi, con quali priorità.
Voglio sapere – e con me lo vogliono sapere i cittadini – in quali strutture sanitarie i parametri microclimatici risultano oggi conformi alla legge, e in quali no. Voglio l’elenco dei reparti, voglio le relazioni tecniche, voglio conoscere lo stato degli impianti, la loro funzionalità e la regolarità della manutenzione. Perché la salute non si amministra con le pacche sulle spalle.
Voglio sapere quanti pazienti stanno vivendo ricoveri in condizioni insalubri, a rischio di peggioramento clinico, di disidratazione, di collasso da calore.
E voglio sapere quanti operatori lavorano ogni giorno sotto stress termico, senza che sia stato attivato alcun protocollo di sorveglianza sanitaria o misura correttiva. Perché la tutela della salute – sia essa del paziente che del lavoratore – non si sospende d’estate, non si risolve con un ventilatore portatile, non si scarica sulla buona volontà del personale. E soprattutto, non si può affidare al silenzio complice delle istituzioni. La Giunta Marsilio deve dare risposte, ma soprattutto deve agire.
La legge impone che i luoghi di cura siano sicuri, salubri, funzionali. Non serre insopportabili dove chi lavora rischia un malore e chi è ricoverato vede aggravarsi il proprio quadro clinico. Questa interpellanza è solo l’inizio. Non ci fermeremo finché ogni struttura sanitaria non sarà riportata dentro i confini della legalità, della sicurezza e del rispetto.