Stefàno, lo spettacolo andata in scena ieri sera al Teatro Fenaroli di Lanciano interpretato e diretto da Stefano Angelucci Marino, insieme a Vito Signorile, Tina Tempesta, Rossella Gesini e Paolo Del Peschio, è un’opera che arriva diritta all’anima appena il sipario si apre.
Lo spettacolo si snoda su un palcoscenico spoglio eppur ricco e caotico, fogli gettati ovunque, spartiti abbandonati e legno grezzo, come quello delle navi che portavano gli italiani in Argentina.
La scena è illuminata da una tenue luce che accentua le ombre e i contrasti. Gli attori, che indossano le maschere della commedia dell’arte, hanno abiti sudici, semplici ma evocativi, si muovono con grazia e intensità, con rabbia e disperazione curvi sotto il peso del peso di una vita che ne ha infranto i loro sogni, catturando immediatamente l’attenzione del pubblico.
La trama si dipana attraverso dialoghi serrati e gesti carichi di significato, senza bisogno di sfarzo scenografico. Ogni attore incarna perfettamente il proprio personaggio, trasmettendo emozioni autentiche e profonde. Le luci cambiano sottilmente per adattarsi alle diverse atmosfere della storia, creando un’aura drammatica mentre pian piano la trama si fa sempre più chiara.
La narrazione affronta temi universali, come l’amore, la perdita, e il conflitto interiore, il fallimento, la nostalgia e il rimpianto immergendo gli spettatori in un vortice di emozioni contrastanti. Le performance sono sincere e coinvolgenti, portando tutti a riflettere sulle loro stesse esperienze e sul significato più profondo della vita.
Una apparente semplicità della messa in scena che svela pian piano attimi di vera disperazione e rabbia Alla fine, mentre il sipario si chiude lentamente, il pubblico resta assorto nel silenzio, colmo di emozioni e riflessioni suscitate dall’esperienza teatrale.

“Solo la disperazione, scrive l’attore Francesco Angelucci sui social, osa entrare nelle vite dei protagonisti per alimentare quella forza espressiva che si fa arida tragedia.
La vigoria scenica degli ottimi interpreti è amplificata da un uso magistrale delle maschere rendendo, se possibile, ancora più opprimente l’atmosfera”.
La regia di Stefano Angelucci Marino ancora una volta si contraddistingue per la sua capacità di creare un’esperienza teatrale che va oltre il semplice intrattenimento, spingendo gli spettatori a riflettere e a confrontarsi con le proprie emozioni e convinzioni. Grazie alla sua visione artistica distintiva, il suo teatro riesce a trasformare ogni spettacolo in un’esperienza unica e indimenticabile per il pubblico.
“Io ho visto i personaggi di Armando Discepolo e li ho visti in tutte le loro espressioni, scrive il dottore e attore Michele Di Mauro, le loro dannazioni, le loro emozioni, nonostante o forse anche grazie alle maschere antropomorfe. Se ne avrete la possibilità, andatelo a vedere, porterete a casa un carico di emozioni e ne sarà valsa la pena”
- Clara Labrozzi