ORTONA- Sarà visitabile fino al 27 febbraio nei locali del Museo della Battaglia una mostra che è una selezione esclusiva di incisioni ex libris in memoria della Shoah dal titolo “Dalla Schiavitù alla libertà”.
La mostra, nelle intenzioni del curatore Mario Cesarii, vuole commemorare le vittime dell’olocausto e ricordare anche Carlo Sanvitale, fondatore con Remo Palmisani, del museo Mediterraneo degli ex libris. Quella degli ex libris è un’arte poco nota al grande pubblico si puo dire che sia arte di nicchia. L’ex libris meis, più brevemente Ex Libris si traduce con “ dai libri di ..”.
![](https://videocitta.media/wp-content/uploads/2024/01/420540565_850410030216290_1234115441807255008_n-724x1024.jpg)
“L’ex libris era ed è un contrassegno applicato al retro copertina di un libro per attestarne la proprietà – spiega Cesarii – L’ex libris è nato oltre 500 anni fa partendo dai detentori della cultura, ovvero conventi e ricchi possidenti. Il cartellino era spesso accompagnato con maledizione verso chi, trovato il libro non lo avesse restituito al proprietario.
L’apposizione di questi cartellini è comprensibile in considerazione della rarità e preziosità dei libri in quel periodo storico, e precisamente nel 1400. Fino al 1850 l’Ex Libris fu un ‘ marchio di proprietà ‘ senza alcun fine artistico Tutto cambia a partire dal 1880 quando nasce il collezionismo”.
L’ex libris, in questo modo, muta decisamente le sue caratteristiche e si passa dai piccoli ex libris alle grandi grafiche personali. I collezionisti fanno vivere ancora gli ex libris collezionando entrambi i formati. “Dal 1988 gli artisti dell’Europa orientale- aggiunge Cesarii- rivalutano l’opera dell’artista rispetto alla notorietà del committente. Ecco che tra gli autori compaiono nomi altisonanti quali De Chirico e Klimt. Le matrici meno pregiate replicavano poche copie, quelle migliori replicavano anche 200 copie”.
Nelle stanze del Muba 43 sono esposte 30 riproduzioni di ex libris tratte dal libro “ ex libris del popolo di Dio “ edito dal Museo Ex Libris Mediterraneo di Ortona. Le opere appartengono a 26 autori diversi tra i quali gli italiani Finstein, Mantero, Servolini. Le tecniche riproduttive spaziano dalla punta secca alla xilografia, dal bulino alla fototipografia. La mostra è visitabile nei locali del Muba 43, nei giorni di chiusura del museo si può accedere su prenotazione.
- Daniela Cesarii