Marco Di Domenico risponde al sindaco Paolini: “Non può essere volgare stigmatizzare innegabili evidenti pressioni”.
Un nuovo capitolo si aggiunge alla “saga” sulla nomina, poi rifiutata di Donato Di Fonzo, da parte del sindaco Paolini alla guida dell’ente fieristico lancianese.
La conferenza stampa del 3 gennaio scorso aveva portato l’ex presidente della Fiera Di Fonzo, rinominato dopo le dimissioni di Donato Di Campli, in corsa alle regionali, alla rinuncia.
Una conferenza convocata in comune e non all’interno della Fiera stessa, in fretta e furia. “Vanno chiarite alcune cose”, si era saputo. “Troppo fango sulla mia persona e sulla mia vita privata” in estrema sintesi le motivazioni.
“Sorprendono le dichiarazioni del Sindaco, scrive l’avvocato Marco Di Domenico esponente di spicco della giunta paolini 2009, e dei due noti personaggi che con la Presidente del Consiglio comunale Gemma Sciarretta che sedevano al tavolo della conferenza stampa.
Di quali volgarità si lamentano?
Non rinvengo alcuna volgarità nei due comunicati diffusi nei giorni precedenti sulla stampa locale.
La Presidente Sciarretta pretenderebbe forse di silenziare il diritto di cronaca?
Né è volgare aver ricordato che Donato Di Fonzo era stato revocato da Paolini 13 anni fa perché i suoi bilanci erano in perdita e in ritardo, tanto che il Sindaco Pupillo, nel 2011, voleva depositare i libri sociali in Tribunale per il fallimento, ma, poiché Di Fonzo era divenuto suo alleato di governo, ci ripensó e l’Ente venne rimpinguato”.
Un fiume in piena Di Domenico, il quale traccia, a suo dire, tutte le ragioni del suo dissenso sulla nomina, poi ricordiamo rifiutata ma che di fatto continua a infiammare il panorama politico cittadino. Una situazione di stallo pericolosissima con un ente, la Fiera, in condizioni precarie anche in vista della prossima Fiera dell’Agricoltura che dovrebbe svolgersi a breve. Come si può pensare di organizzare una Kermesse fieristica degna di nota se in città si continua ancora a litigare per la presidenza?
Stucchevole è il monito circa la onorabilità di due importanti famiglie lancianesi (altre famiglie sarebbero da meno), anche perché alcuna lesa maestà risulta attuata né messo in discussione alcun casato o cartello societario.
L’Etica, quella vera, si rifà alla filosofia morale e non al filosofeggiare banale. Piuttosto, l’Etica politica avrebbe imposto di non arrivare neanche a pensarla quella nomina, ora vittimisticamente declinata, nel rispetto della correttezza, specchiatezza e trasparenza per non creare imbarazzi, evitare ombre, sospetti, contaminazioni.
Il rispetto non si chiede. Arriva da solo.”
I sassolini. che sembrano invadere le scarpe di Marco Di Domenico non sono finiti. Infatti aggiunge:
“Gabriele Di Bucchianico, proviene da Italia dei Valori, dopo aver innescato dissapori ed equivoci su LancianoFiera sponsorizzando Antonella Troiano, candidata alla Segreteria del PD, ma vicina a lui ed a qualche candidato ‘autonomo’, non eletto, di Nuova Lanciano, si profonde in un buffo richiamo al ‘treno in corsa’ per giustificare che il loro Partito Fratelli d’Italia aveva individuato a salirci ed a guidare proprio colui che tredici anni addietro ne era disceso.
E di triste in questa brutta pagina della storia della città vi è solo la totale mancanza di buon gusto, di buon senso e di reali contenuti politici, con la compiacenza dei ‘politichesi’ vertici di Fratelli d’Italia.
E come mai la platea era deserta erano più giornalisti che ‘politici’ e la Maggioranza quasi tutta. E cosa ne pensa il Gruppo di Maggioranza della chiosa di Paolini
“Dopo la storica era dell’ing. Mariano De Cecco, conclude Di Domenico, è stata in balia di alcuni prodotti del panorama politichese che l’hanno scambiata per un trampolino di lancio per l’orbita politica, onde collocarsi, accomodarsi, fare fuffa e creare solo danni”.