Terzo appuntamento, questa volta sotto la cornice natalizia per la rubrica dedicata alla musica e agli artisti che compongono il panorama musicale del nostro magnifico territorio. Musica Essenziale ospita i Twik. Ma chi sono?
I Twik nascono dalla collaborazione tra Vincenzo “Vik” Di Santo e Laura “Twelle” Morelli, che durante il lockdown hanno iniziato a creare musica a distanza.
Da questo esperimento è nato un progetto ambizioso, caratterizzato dalla libera fusione di generi come rock, pop, alternative, hip hop ed elettronica.
La band, che ha preso forma con l’ingresso di Filippo Maria Di Nardo e Lorenzo Marcozzi, si muove tra melodie accattivanti, testi riflessivi e una combinazione di suoni innovativi. Dopo i singoli “Gerhard Kremer”, “Fammi Volare” e “Bla Bla Bla(Oceani)”, nell’autunno del 2023 arriva il quarto capitolo “Indecifrabile”.
Ciao ragazzi e benvenuti su Musica Essenziale: come state?
Ciao e grazie, è un piacere! Stiamo alla grande!
Spesso si inizia per passatempo, spesso ci si ritrova a condividere un momento particolare, ma come è nata l’idea dei Twik?
L’idea dei Twik è nata un po’ per esperimento a distanza Tra Vik e Twelle sotto lockdown. Abbiamo iniziato a creare musica scambiandoci di continuo registrazioni/bozze/idee/testi. I brani sono nati in pratica tutti a distanza senza incontrarci. Successivamente quando avevamo abbastanza brani finiti abbiamo deciso di iniziare a portare il progetto live e la band ha raggiunto la sua forma attuale con l’entrata di Lor e Feel.
Musica sperimentale: cosa significa per voi? E come si incastra con la vostra produzione?
Sperimentare è osare, senza paura, liberandosi dai freni che creati anche involontariamente dagli stereotipi che ci circondano. E continuare a osare ancor di più, perché dopo un po’ di ascolti percepiremo quella sperimentazione come una cosa “normale”.
Nei nostri brani ce n’è abbastanza, ci divertiamo molto a dedicare tempo alla ricerca sonora, ad armonie interessanti, a melodie non scontate, a suoni a tratti anche fastidiosi. Usiamo abbastanza la logica del “Perché no? Perché non dovrei…”
Il brano a cui siete maggiormente legati?
Finora abbiamo pubblicato quattro singoli, ognuno di essi per noi è molto speciale. È legato ad un particolare ricordo, ogni momento prima dell’uscita di un singolo è stato meraviglioso e ci ha accompagnato in giornate di impegni senza distoglierci dal pensiero che finalmente un po’ della nostra musica stava per raggiungere le persone che hanno il piacere di ascoltarci.
Una curiosità: generi, artisti che vi hanno segnato nel corso della vostra attività?
Abbiamo sempre citato artisti come Radiohead, Verdena, Twenty One Pilots. Sono un po’ la sintesi di ciò che cerchiamo di proporre con la nostra musica: sperimentazione, ricerca, poliedria, atmosfere uniche e moderne.
E un parere: mode e tendenze governano il panorama musicale, eppure per fare musica non basta solo la forza di volontà e una manciata di follower. Quanto è importante studiare, provare e riprovare, applicarsi?
Mode e tendenze nel panorama musicale non servono a granché: salgono verso la vetta con una velocità incredibile, ma è la stessa velocità con cui poi si scende. E nel tempo, non restano.
Forza di volontà ne serve davvero davvero tanta. Forse è uno degli ingredienti principali. Per quanto riguarda i follower, sono altrettanto importanti. Restare in contatto con i fan è importantissimo e ai giorni d’oggi abbiamo questi potenti strumenti a disposizione. Di contro c’è che non è come sembra, costruirsi una fanbase di follower non è semplicissimo e far in modo che tutti loro ricevano le informazioni che si vuole comunicare è altrettanto complesso.
Lo studio è importantissimo, che sia inteso come conoscenza della musica e del proprio strumento o che sia inteso come cura nei dettagli dei suoni, dello show, dell’immagine e via dicendo.
A tal proposito, come si svolge una vostra produzione tipo?
Si parte da un idea non troppo sviluppata, di solito caratteristica del brano, che può essere un groove di batteria, una linea di basso, un’atmosfera particolare data da alcuni suoni. Da li si parte che buttare giù delle cellule melodiche in finto inglese, poi tagliuzzate e cucite per essere messe più o meno in struttura. Si aggiunge pian piano tutto il resto e si va a comporre lo strumentale, gli ultimi ritocchi alla melodia.. per poi scrivere il testo in italiano da sostituire al finto inglese, ultime modifiche strumentali anche in base al significato del testo et volià! Il brano è pronto. Durante tutto questo processo c’è un continuo scambio di materiale, rimodificato e rinviato, sia musicale che di idee concettuali per il testo.
Musica Essenziale nasce da un pezzo scritto da Schopenhauer, ossia “la musica è l’essenziale dell’uomo, il suo sguardo sul mondo”. Ecco, quanto è essenziale per voi e dove arriva il vostro sguardo?
Per noi è letteralmente una scelta di vita. Abbiamo puntato tutte le nostre forze psicologiche, creative e anche fisiche sulla volontà di fare musica e sul piacere di creare qualcosa da lasciare al pubblico. Crediamo che sia di fondamentale importanza per creare connessioni uniche e irripetibili col prossimo, la viviamo facendola scorrere nelle vene e pensandoci ogni giorno della nostra vita. In sostanza, oseremmo dire che è come ossigeno: indispensabile.
Un consiglio ai ragazzi che vogliono avvicinarsi a questo mondo?
Cercate sempre di analizzarvi, di chiedervi cosa vi è piaciuto e cosa no, cosa si può migliorare e perché. Ponetevi domande al limite del diventare noiosi. Siate curiosi, instancabili. E soprattutto osate. Non abbiate paura di sbagliare. Errare è bellissimo.
E chiudiamo: c’è qualche esperienza che ricordate con piacere e che volete raccontare?
Una delle esperienze più piacevoli che abbiamo vissuto insieme è legata ad una doppietta di concerti che abbiamo fatto ad inizio luglio. Siamo stati due giorni insieme a casa di Feel a San Vito, siamo stati in spiaggia, abbiamo pranzato insieme in un luogo meraviglioso, abbiamo fatto un lungo giro in bici sulla ciclabile. Il miglior modo per prepararci psicologicamente ad un concerto!
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