Ha già fatto la sua prima ora d’aria Matteo Messina Denaro, il boss mafioso che lo scorso 16 gennaio è stato catturato a Palermo dopo 30 anni di latitanza.
Dopo il volo militare fino a Pescara ed il trasporto in auto, è da ieri rinchiuso presso il carcere di massima sicurezza dell’Aquila.
Secondo quanto trapelato da alcune indiscrezioni che riporta l’Ansa, sarebbe già organizzato nella sua cella e molto attivo, sempre sorridente con il personale che incrocia nel carcere, “il suo sarebbe un comportamento anomalo rispetto a come si comportano di solito i detenuti al 41 bis“.
In Italia, ad oggi, sono 12 gli Istituti penitenziari che ospitano detenuti in regime di 41 bis, quello dell’Aquila è uno di questi. Qui c’è il più alto numero di detenuti in carcere duro, la misura che evita che il soggetto abbia contatti con l’esterno e possa comandare anche un volta arrestato.
Alle Costarelle, il carcere in questione, sono già state attivate tutte le necessarie attenzioni per seguire il boss, trattandolo esattamente come tutti gli altri detenuti.
Ad esempio, è stata attivata la cosiddetta “alta sorveglianza” per scongiurare una qualsiasi crisi dovuta alla sindrome di Ganser, in cui il soggetto, disorientato in uno spazio nuovo e ridotto, può tentare il suicidio.
Ad ora non è ancora chiaro come continueranno le cure dell’ex latitante, malato di cancro. Fino a ieri si parlava di interventi in carcere, in modo tale da intervenire tempestivamente in caso di reazioni negative o effetti collaterali alle terapie e da evitare lo spostamento, probabilmente per più giorni a settimana, dalla struttura all’Ospedale San Salvatore dell’Aquila. Da quanto si apprende oggi, invece, le sedute di chemioterapia potrebbero essere disposte in massima sicurezza in una struttura all’esterno del carcere.
- Beatrice Tomassi