Lanciano-Si è spenta a Natale Pina Dellarciprete, ultima custode di un’eleganza senza tempo Lanciano perde una delle sue figure più emblematiche della memoria storica cittadina. La mattina di Natale, all’età di 101 anni, si è spenta Pina Dellarciprete, nobile donna lancianese che, insieme alla sorella Ada, scomparsa alcuni anni fa, ha rappresentato per decenni una sorta di racconto vivente dei fasti passati della città, di un mondo raffinato e cosmopolita oggi quasi del tutto scomparso. Pina e Ada nacquero a Lanciano nel prestigioso Palazzo Iacobitti di Corso Bandiera, simbolo di una stagione di benessere e di apertura culturale.
La loro storia familiare affonda le radici in una borghesia illuminata e intraprendente.

Il nonno materno, Alfonso Iacobitti, fu una figura di spicco del primo Novecento: fu il primo a possedere un’automobile a Lanciano, una De Dion-Bouton, autentico emblema di modernità.
Abitava a Palazzo De Giorgio a Civitanova e vantava relazioni e attività che travalicavano i confini locali. Uno degli zii aveva persino avviato un commercio di olio destinato allo zar di Russia, interrotto bruscamente dalla Rivoluzione del 1917.

Anche dal lato paterno la famiglia Dellarciprete lasciò un segno profondo nella storia abruzzese: il nonno Camillo Dellarciprete fu il progettista della Ferrovia Sangritana, opera fondamentale per lo sviluppo economico e infrastrutturale del territorio.

Ancora giovanissime, le due sorelle lasciarono Lanciano. Dopo un periodo trascorso ad Ansedonia, decisero di trasferirsi a Parigi, vendendo parte delle ricchezze e dei possedimenti di famiglia.
Nella capitale francese vissero pienamente il clima brillante degli anni Cinquanta e Sessanta, frequentando il bel mondo internazionale e soggiornando abitualmente al Ritz, luogo simbolo dell’eleganza europea. Furono anni di mondanità, cultura, relazioni e uno stile di vita che oggi appare quasi leggendario.

Tra i racconti che Pina e Ada amavano ricordare negli anni, uno aveva il sapore drammatico della grande Storia. Durante l’occupazione tedesca, a Roma, riuscirono a salvarsi da una retata nazista grazie a un incredibile equivoco: i loro lunghissimi capelli biondi e i tratti marcatamente nordici indussero un soldato a scambiarle per tedesche, lasciandole andare.

Un episodio che raccontavano con sobrietà, ma che testimonia quanto il destino possa talvolta cambiare per un dettaglio. Elegantissime per vocazione naturale, le sorelle Dellarciprete sembravano muoversi nel tempo con una grazia tutta loro: una collezione di abiti raffinati, talvolta fuori misura ma sempre impeccabili, gioielli discreti, un portamento che non aveva bisogno di ostentazione.
Tornate a Lanciano ormai anziane, conservarono fino all’ultimo quell’allure di nobiltà e di classe che appariva appartenere a un’altra epoca.
Con la scomparsa di Pina Dellarciprete si chiude definitivamente un capitolo prezioso della storia cittadina. Resta il ricordo di due donne che hanno attraversato un secolo di eventi con stile, discrezione e memoria, incarnando un’eleganza che oggi, forse, non sappiamo più riconoscere.
Sua madre fu donna Bice Iacobitti, figlia di Alfonso, figura di grande rilievo nella Lanciano dei primi del Novecento. Fu proprio Alfonso Iacobitti a far costruire il magnifico palazzo di Corso Bandiera, impreziosito da eleganti pavimenti alla veneziana e dalle pitture di Paloscia, dimora che rappresentò a lungo un punto di riferimento per la vita sociale e culturale cittadina.
Nel giardino di quel palazzo venne piantato il primo albero di kaki della nostra zona, piccolo ma significativo segno di modernità e di apertura al nuovo.
Insieme alla sorella Ada, scomparsa alcuni anni fa, Pina Dellarciprete è stata in un certo senso la memoria vivente di Lanciano e dei suoi fasti passati. Le due sorelle, nate e cresciute in un ambiente colto e raffinato, lasciarono presto la città: prima Ansedonia, poi Parigi, dove vissero gli anni brillanti del secondo dopoguerra, frequentando il bel mondo internazionale degli anni Cinquanta e Sessanta, ospiti abituali del Ritz, tempio dell’eleganza europea.
Amavano raccontare episodi della loro lunga vita, come quello vissuto a Roma durante l’occupazione nazista, quando riuscirono a salvarsi da una retata grazie ai loro lunghi capelli biondi e ai tratti nordici, che indussero un soldato tedesco a scambiarle per connazionali. Un racconto che univa il dramma della Storia alla leggerezza del destino.
Tornate a Lanciano ormai anziane, Pina e Ada conservarono fino all’ultimo quell’allure di nobiltà e di classe che le aveva sempre contraddistinte: eleganti nel portamento, nei gesti, nella memoria di un tempo in cui lo stile era anche una forma di educazione e di rispetto.
Una preghiera per lei e un abbraccio sincero ai suoi familiari, con la consapevolezza che, insieme a Pina Dellarciprete, se ne va una testimone silenziosa ma preziosa della storia più intima e raffinata della nostra città.





