Una condanna a cinque mesi di reclusione per maltrattamento di animali è stata pronunciata dal Tribunale di Pescara nei confronti di un uomo residente nel Pescarese, riconosciuto responsabile di aver sottoposto a gravi sofferenze una piccola cagnolina da lui stesso adottata.
La vicenda ha preso avvio dopo alcune segnalazioni del vicinato che hanno portato all’intervento delle forze dell’ordine e all’attivazione delle verifiche da parte dell’autorità giudiziaria. Gli accertamenti hanno fatto emergere un quadro di incuria e condizioni di vita incompatibili con il benessere dell’animale, come testimoniato dalle immagini, elementi successivamente confermati anche dalle valutazioni sanitarie.

Sulla base delle risultanze investigative, la Procura della Repubblica di Pescara ha contestato all’uomo il reato previsto dall’articolo 544-ter del Codice Penale, che punisce chi cagiona sofferenze o lesioni a un animale. Al termine del processo, il giudice ha riconosciuto la responsabilità dell’imputato, disponendo la condanna. La cagnolina è stata sottratta all’uomo e affidata alle cure di soggetti idonei, con il supporto delle strutture veterinarie competenti e delle associazioni animaliste, che ne hanno seguito il recupero fisico e comportamentale.
Sulla vicenda è intervenuto anche il WWF, che in una nota ha richiamato l’attenzione sulla necessità di rafforzare il contrasto ai reati contro gli animali. “L’episodio sottolinea l’importanza di segnalare alle autorità competenti, nel rispetto della legge, comportamenti illeciti a danno degli animali. Fondamentale risulta la sinergia tra enti e guardie volontarie”, afferma Claudio Allegrino, Coordinatore regionale delle Guardie Giurate Volontarie del WWF, “Questa collaborazione, però, è troppo spesso ostacolata da provvedimenti che limitano fortemente l’autonomia delle guardie e la possibilità di svolgere attività investigative”.
“Di recente le Guardie volontarie hanno difficoltà anche ad accedere ai più comuni strumenti di interrogazione dati. Bisogna invece definire procedure condivise per un controllo efficace del territorio, finalizzato alla prevenzione del randagismo e di altre violazioni, nonché per la promozione della gestione responsabile degli animali, in linea con la nuova legge n. 82/2025 in tema di maltrattamento recentemente approvata in Parlamento”.

Oltre la sentenza: una riflessione necessaria
La condanna emessa dal Tribunale di Pescara rappresenta un passaggio rilevante sul piano giudiziario, ma solleva interrogativi più ampi sul piano culturale e normativo. Le pene previste dall’attuale impianto legislativo, spesso contenute e in molti casi accompagnate da benefici di legge, rischiano di non esercitare un reale effetto deterrente.
Il maltrattamento di animali non è un reato marginale né episodico: è una forma di violenza che colpisce esseri indifesi e che interroga direttamente il livello di civiltà di una comunità. Numerosi studi e analisi hanno più volte evidenziato come tali comportamenti possano essere indicatori di un disagio più profondo e di una propensione alla violenza che non dovrebbe essere sottovalutata.
In questo contesto, la richiesta di norme più severe, pene effettive e interdizioni reali per chi si rende responsabile di maltrattamenti appare sempre più fondata. La tutela degli animali non è solo una battaglia etica, ma una questione di legalità e responsabilità sociale.
Ogni sentenza, come quella pronunciata nel Pescarese, dovrebbe rappresentare non solo una risposta giudiziaria, ma anche un segnale chiaro: la violenza sugli animali è un reato grave e come tale deve essere trattato.
. Dennis Spinelli






