Il genocidio palestinese ha inevitabilmente aperto un tema transnazionale, quello relativo ai Diritti Umani e alle modalità attraverso cui esporre l’azione pubblica nei processi politici locali, caratterizzati da un’elevata frammentarietà che polarizza contestualmente i cittadini – specie sui social. Avremmo dovuto liberare Gaza dalla bombe, ma Gaza ha liberato noi dal “sonno profondo“, dallo stato semicomatoso tra coscienza ed oblio.
È successo lungo tutta la penisola italiana e l’eco ha raggiunto anche Lanciano e i lancianesi chiamati a manifestare in piazza. La risposta è stata inequivocabile, ma non priva di dubbi e polemiche: il Frentano c’è, vuole recitare un ruolo da protagonista, eppure non tutti sembrano voler cavalcare l’onda di sensibilità che muove cuori e coscienze in tutto il mondo.

Non si tratta necessariamente di sentirsi “umani”, quanto di filtrare l’emergenza Palestina in senso storico e antisistemico. E a tal proposito, circola scientificamente il termine “gazificazione”; ricorrenza che serve a sottolineare in primis i crimini perpetrati in Palestina su donne e bambini, nonché a determinarli organicamente rispetto ad altri genocidi, in secondo a delineare il contesto di guerra futuro che potrebbe presto radicalizzarsi in diverse aree geografiche in crisi – con o senza il nostro particolare focus esplicito.
Tra chi sostiene la necessità pratica di rivendicare – oggi – uno spazio sociale che pretenda Pace e Giustizia e chi, pur riconoscendone gli elementi critici, predica maggiore equilibrio secondo ragione, ecco l’intersezione più eterogenea, preordinata sulla base di dubbi e speranze oscillanti, volatili, pertanto oggetto di attenzioni e paternalismi.
Dubbi e speranze: Gaza divide l’Italia e Lanciano
Esistono due Gaza: una, la Striscia concepita come Terra contestata e luogo di massacro, l’altra, l’arena sociale, ideologica e dialettica. Se in Palestina l’orrore è il solo pane quotidiano, nella Gaza mediatica ci si interroga sulla genealogia della pubblica Resistenza, chiarendo quali dovrebbero essere i motivi relativi ad una class action collettiva. È avvenuto a Lanciano qualche giorno fa e ne abbiamo riscontrato prova concreta tra i commenti degli utenti.
Gaza divide, ma Gaza è riuscita a unire colori, vuoti incolmabili e simboli che mai avrebbero trovato conciliazione per organizzazione e principi. Alcuni contestano le modalità di manifestazione, sollevando dubbi sulle misure adottate quali il blocco delle arterie stradali o la mobilitazione in piazza, mentre altri – e va evidenziata una maggioranza consistente – acquisiscono consapevolezze, responsabilizzando la comunità all’azione.
“Esistono anche altre Guerre”, si legge tra le righe social. O ancora “perché non protestare così per i salari bassi o i posti di lavoro?” . Coloro che depenalizzano quell’atmosfera acre sulla Palestina finiscono con il sindacalizzare più i temi – sicuramente importanti – che l’effettivo status quo, riciclando personalisticamente quel moto di protesta. Ed è qui che Gaza ha liberato Lanciano dal torpore, comunque vadano le cose.

L’escalation emozionale ha spezzato la patina omertosa che imbiancava la dialettica della tragedia. Le atrocità documentate sui bambini hanno risvegliato pulsioni ormai anestetizzate dalla società iperteglobalizzata e accomodatasi sulla chiccheria delle logiche reazionarie. Per tanti lancianesi è divenuto difficile non prendere posizione, sia per una questione d’ordine morale, sia per la rilevanza dell’argomento trattato.
Gaza ha liberato noi: Lanciano in azione
Gaza ha liberato Lanciano dall’inazione e dall’immobilismo. Il genocidio ha posto in essere le condizioni psicosociali affinché si arrivasse a percepire l’estrema ratio della rivendicazione. Non si tratta più di Pace, ma di schierarsi o meno tra le fila della cittadinanza attiva, al di là della retorica benaltrista.
Se da un lato infatti aumentano le adesioni alla causa, dall’altro crollano a cascata le barricate erette a protezione. Nei prossimi giorni verranno implementati ulteriori eventi sul territorio, come marce per la Palestina e flash mob tematici, arrivando a coprire l’intero arco temporale e territoriale frentano.
Volenti o nolenti, Gaza è dunque entrata nelle case dei lancianesi, nelle scuole frentane, nei bar e tra i vicoli dei quartieri storici.
L’inesorabile scorrere del climax associativo sta operando chirurgicamente per riempire i segmenti più oltranzisti, mentre riunisce collateralmente la comunità sotto la bandiera della critica.
E la speranza si trasforma così in un valore collettivo, vivo, diametralmente politico e capace di autoelaborarsi attraverso meccaniche sociali spontanee. Invero, Gaza non è stata ancora liberata, ma nel frattempo è riuscita a liberare noi dall’indifferenza.
- Dennis Spinelli