Una verifica interna sul presunto danno erariale da 750 mila euro legato all’inchiesta sulla truffa delle protesi. A chiederla è il Direttore generale della Asl Lanciano Vasto Chieti Mauro Palmieri all’Unità operativa Gestione Accordi Contrattuali con Erogatori Privati (GACEP), tesa ad accertare se, in base a quanto sembra emergere, alcuni presidi ceduti da parte di rivenditori al dettaglio di articoli sanitari siano stati addebitati in fattura e pagati dall’Azienda sanitaria e mai consegnati ai pazienti, o, in alcuni casi, restituiti al fornitore seppur pagati.
“La nostra Asl ha avuto parte attiva nella fase delle indagini – spiega Palmieri – avviate sotto la direzione del mio predecessore e proseguite con il contributo attivo del sottoscritto. Erano risultate, infatti, anomalie da controlli sull’appropriatezza, tanto vituperata in questi giorni, che avevano evidenziato forniture di presidi sproporzionate rispetto alla popolazione assistita nel territorio di Lanciano.
Un’attività di controllo, la stessa che in questi giorni ha fatto finire la nostra Asl sotto attacco, che ha agevolato l’acquisizione di elementi utili alle indagini da parte della Guardia di Finanza, che ringraziamo per l’egregia attività svolta.
Ora ho chiesto all’Ufficio preposto di fare una serie di verifiche, a partire dalla contabilità aziendale, e su eventuali condotte di omesso controllo.
Inoltre si rende necessario accertare il rispetto delle procedure aziendali, adottate su impulso di questa Direzione, che prevedono opportune verifiche della consegna prima della liquidazione delle fatture.
Il riscontro sulla correttezza del percorso burocratico seguito è passaggio essenziale per ricostruire i fatti, ma lo è altrettanto la precisa volontà di intraprendere, di qui in avanti, una strada improntata al rigore: appropriatezza nelle prescrizioni e corretto utilizzo della risorse sono un binomio imprescindibile, che continuerà a essere la bussola della nostra Azienda.
Tengo, infine, a rassicurare i pazienti che in queste ore sono in fibrillazione: le protesi a cui fa riferimento l’inchiesta non sono quelle impiantate per interventi di tipo ortopedico, ma ausili consegnati direttamente ai pazienti, quali, ad esempio, sedie a rotelle, stampelle o tutori”.