Negli ultimi anni è cresciuto in modo allarmante il fenomeno dei documenti falsificati utilizzati da minorenni per accedere a eventi e serate riservate ai maggiorenni.
In particolare lungo la costa abruzzese, dove l’estate richiama migliaia di giovani nei locali, l’ingresso ai minori è ufficialmente vietato.
Ma la realtà dei fatti racconta un’altra storia. I controlli all’ingresso dei locali prevedono l’esibizione di un documento d’identità valido. Tuttavia, sempre più ragazzi tra i 15 e i 17 anni si presentano con documenti falsificati: carte d’identità modificate con software grafici, fotocopie alterate o addirittura documenti acquistati online.
In molti casi, si tratta di copie digitali da mostrare su smartphone, dove basta cambiare una data di nascita per aggirare il divieto. Spesso, a falsificare i documenti non sono organizzazioni criminali, ma coetanei più esperti in grafica digitale, che li producono per amici o li rivendono per pochi euro.

In altri casi, i ragazzi acquistano “fake ID” da siti stranieri, formalmente venduti come “novelty items” ma costruiti per ingannare chi non effettua controlli approfonditi.
Gli organizzatori degli eventi e i gestori dei locali si trovano in difficoltà. Le serate sono dichiaratamente vietate ai minori, ma i controlli risultano spesso superficiali e si basano su un rapido sguardo al documento o su un confronto visivo tra la foto e il volto del ragazzo.
In molti stabilimenti mancano strumenti adeguati come lettori ottici, scanner UV o sistemi per verificare l’autenticità dei documenti. Il personale di sicurezza, pur formato, non ha poteri ispettivi e raramente può agire in modo risolutivo. Inoltre, la pressione economica legata al successo degli eventi può spingere a “non vedere” certe situazioni, pur di non perdere clienti.
Il problema non è circoscritto all’Abruzzo. Da Nord a Sud, diverse inchieste giornalistiche e operazioni di polizia hanno documentato la falsificazione di documenti da parte di minorenni per accedere a locali notturni o acquistare alcolici.
In alcune città, come Cuneo o Novara, sono stati scoperti veri e propri “laboratori casalinghi” dove giovani maggiorenni producevano documenti falsi per i più piccoli. In altri casi, le forze dell’ordine hanno identificato documenti recanti date di nascita alterate e hanno proceduto a denunce per falsità materiale e uso di atto falso.
Da un punto di vista normativo, la falsificazione di documenti di identità è disciplinata dall’articolo 482 del Codice Penale (“Falsità materiale commessa da privato”), che punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni chi forma falsamente, in tutto o in parte, un atto pubblico.
Anche chi usa consapevolmente un documento falso può essere perseguito ai sensi dell’articolo 489 c.p. (“Uso di atto falso”), reato punibile anche per i minorenni, con misure previste dalla giustizia minorile. Inoltre, i genitori possono essere chiamati in causa per omessa vigilanza, in base all’articolo 2048 del Codice Civile, se i figli minori compiono reati o causano danni a terzi mentre sono sotto la loro responsabilità.
Non si tratta solo di un problema legale. La presenza di minorenni in contesti non adatti alla loro età solleva anche questioni di sicurezza personale, tutela sanitaria (consumo di alcol o sostanze), e responsabilità civile in caso di incidenti.
Il rischio è che si normalizzi una cultura del “tutto è concesso”, in cui le regole esistono solo sulla carta. Il fenomeno dei documenti falsificati per accedere alle serate è una realtà concreta e radicata. Serve un approccio integrato che coinvolga controlli più rigorosi e strumenti tecnologici nei locali, maggiore consapevolezza da parte delle famiglie, interventi educativi nelle scuole per spiegare i rischi anche penali delle falsificazioni, e collaborazione tra organizzatori e istituzioni per garantire serate sicure e legali.
La costa abruzzese, e in particolare l’area dei trabocchi, merita di restare un punto di riferimento culturale e turistico, non un luogo dove si aggirano le regole con superficialità.








