Pellegrini, pellegrini e ancora pellegrini. Dall’inizio dell’anno, e in particolare con l’avvicinarsi dell’estate giubilare, il Santuario del Miracolo Eucaristico a Lanciano è diventato meta quotidiana di folle di visitatori. Arrivano da ogni parte del mondo: Messico, Colombia, Brasile, Polonia, Filippine, Corea, e naturalmente da ogni angolo d’Europa. I post regolarmente pubblicati dal Santuario lo confermano: il flusso è costante, anzi crescente.
Il Miracolo Eucaristico di Lanciano, considerato il primo della storia della Chiesa, è un punto di riferimento spirituale globale. Non sorprende, dunque, che anche in questo 2025, anno del Giubileo, la città sia tappa obbligata per migliaia di pellegrini.

Eppure, questa straordinaria presenza non si riflette nel tessuto economico cittadino. A fronte di centinaia di pullman a settimana, di migliaia di fedeli che attraversano le nostre strade, il centro storico di Lanciano non beneficia come dovrebbe di questo flusso.
Il motivo? Un itinerario “a imbuto” che inizia e finisce nel giro di pochi metri.
I gruppi entrano spesso dalla porticina laterale del terminal bus, visitano il Santuario, percorrono Corso Roma, scattano qualche foto in Piazza Plebiscito… e tornano indietro. Tutto in meno di un’ora. Nessuna deviazione, nessuna sosta significativa nei negozi, nei bar, nei ristoranti.
A volte si assiste anche a scene di improvvisazione: alcuni pensionati, animati dalle migliori intenzioni, si avvicinano ai gruppi per accompagnarli in una visita improvvisata della città. Certo, gesti fatti con il cuore, ma che rischiano di togliere professionalità a un ambito — quello delle guide turistiche e culturali — che avrebbe invece bisogno di figure formate e riconosciute. Non è raro vedere turisti che si guardano tra loro, spaesati, senza riuscire a comprendere appieno i racconti estemporanei di chi, pur volenteroso, non sempre riesce a trasmettere il valore storico, artistico e spirituale dei luoghi.
Negli anni si è tentato più volte di intercettare questo flusso, di incentivare una permanenza più lunga, di creare un percorso turistico integrato che raccontasse la città oltre il Santuario. Ma i risultati restano limitati.
Il rischio è che Lanciano resti un “buco nero turistico”: una meta di passaggio, dove i turisti arrivano, guardano, e se ne vanno, senza lasciare un’impronta reale, né culturale né economica.
Eppure, le potenzialità ci sono tutte. Il patrimonio storico, artistico e religioso della città è vastissimo. Servirebbe una visione strategica, una progettazione seria, una collaborazione efficace tra istituzioni, operatori economici e realtà culturali. Servirebbe un piano che trasformi la visita al Miracolo Eucaristico da esperienza isolata a porta d’accesso a tutto ciò che Lanciano ha da offrire.
Perché la fede muove i passi. Ma sta a noi trasformare quei passi in occasione di vita per la città.