L’accordo tra Stellantis e Iveco per la produzione e la commercializzazione di furgoni 100% elettrici è un passo avanti positivo, ma da solo non basta a garantire il futuro dello stabilimento di Atessa.
È il monito lanciato da Nicola Manzi, coordinatore regionale Uilm Abruzzo, che invita istituzioni e azienda a guardare oltre l’immediato: “Abbiamo al massimo 10 anni di tempo per prepararci alla transizione ecologica e proteggere occupazione, produzione e logistica”.
Il plant di Atessa, che oggi conta circa 4.800 dipendenti e produce 840 furgoni al giorno – di cui solo 5 elettrici – è in cassa integrazione dal giugno scorso, con una media di 700 lavoratori coinvolti.
L’ammortizzatore sociale scadrà a giugno 2025, dopo le 52 settimane previste dalla legge, ed è quindi fondamentale intervenire subito per evitare scenari critici.
Motore endotermico ancora protagonista, ma serve pianificazione.
Secondo Manzi, i veicoli a motore endotermico e diesel – prodotti nello stabilimento di Pratola Serra – avranno ancora una domanda solida per almeno 7-10 anni: “Nel 2024, Stellantis ha prodotto in Italia 475mila veicoli, di cui 192mila commerciali leggeri. Atessa è un pilastro del gruppo”.
Tuttavia, la capacità produttiva dell’ex Sevel è calata da 1.250 a 970 furgoni al giorno, segno che bisogna agire.Le priorità per Uilm Abruzzo sono:Investimenti per migliorare la produzione, eliminando i colli di bottiglia generati dalla chiusura della vecchia verniciatura e puntando sulla customizzazione per rendere il prodotto più competitivo.
Miglioramento della logistica e dei trasporti, con collegamenti veloci verso Polonia, Francia e Germania e lo sviluppo del progetto Sangritana, per potenziare il trasporto ferroviario via stazione Saletti, riducendo traffico pesante e emissioni.
Riduzione del costo dell’energia, attraverso misure di sostegno governative e regionali, per aiutare soprattutto le piccole e medie imprese dell’indotto.”Se vogliamo avere un futuro, dobbiamo costruirlo oggi.
La transizione ecologica è una sfida epocale: non possiamo più permetterci immobilismo”, conclude Manzi.