A Lanciano, il cielo del tardo pomeriggio si trasforma in uno spettacolo mozzafiato: migliaia di storni danzano in evoluzioni armoniche sopra la città, creando suggestive coreografie che incantano i residenti e i visitatori.
Tuttavia, ciò che è un miracolo della natura ha il suo lato oscuro: i disagi che gli storni provocano sono diventati insostenibili per chi vive nei pressi dell’Ospedale Renzetti e in particolare su via Milano.
Gli storni lasciano tracce evidenti del loro passaggio: auto coperte di guano, balconi resi impraticabili, panni impossibili da stendere all’aria aperta. La situazione è così grave che molti residenti hanno definito via Milano “un campo di battaglia”. E se la bellezza dello stormo al tramonto lascia a bocca aperta, il giorno dopo inizia con l’inevitabile realtà di pulizie interminabili e disagi quotidiani.
Nel tentativo di arginare il problema, prima di Natale sono comparsi dei dissuasori acustici posizionati proprio tra i pini del Renzetti. Questi dispositivi, attivati a orari specifici, emettono suoni metallici e stridenti con l’intento di allontanare gli storni. Il risultato? Rumori infernali che si propagano a ogni ora del giorno e della notte, rendendo insopportabile il riposo non solo dei residenti, ma anche dei pazienti ricoverati nell’ospedale.
Il malumore cresce: chi ha installato questi dispositivi? La domanda resta senza risposta. Né l’ASL né il Comune sembrano essere a conoscenza dell’intervento.
I cittadini, esasperati dal frastuono, si chiedono chi abbia deciso di affrontare il problema degli storni in questo modo, senza coinvolgere le istituzioni e senza consultare chi vive o lavora nell’area.
Il dibattito è acceso. Da un lato c’è chi sostiene che i dissuasori siano una misura necessaria per tutelare la vivibilità del quartiere e proteggere l’igiene pubblica. Dall’altro, molti contestano l’efficacia di tali dispositivi e criticano il loro impatto sulla qualità della vita. “Non si può risolvere un problema creandone un altro”, commentano alcuni residenti, esasperati dal rumore continuo.
Nel frattempo, gli storni sembrano essersi abituati ai dissuasori. Nonostante i suoni metallici, continuano a radunarsi in massa, quasi beffandosi degli sforzi per allontanarli. Questo lascia intendere che la misura, oltre a essere invasiva, potrebbe rivelarsi inefficace nel lungo periodo.
La vicenda dei dissuasori al Renzetti pone una questione più ampia: come bilanciare la necessità di convivere con la natura con il diritto dei cittadini a vivere in condizioni dignitose? È fondamentale che si trovino soluzioni condivise e che le istituzioni, insieme agli esperti e ai cittadini, lavorino per affrontare il problema in modo sostenibile.
Una proposta potrebbe essere l’adozione di metodi meno invasivi, come l’utilizzo di falchi addestrati o l’installazione di sistemi visivi più discreti.
Tuttavia, qualsiasi intervento dovrebbe essere discusso pubblicamente, evitando decisioni non trasparenti che aumentano solo il senso di frustrazione e impotenza tra i cittadini.
Il mistero di chi abbia posizionato i dissuasori resta, ma una cosa è certa: la convivenza tra uomo e natura richiede rispetto, equilibrio e soprattutto dialogo. Lanciano merita una soluzione che metta al centro non solo il benessere umano, ma anche quello degli animali che abitano il nostro cielo.