Puntuale come un orologio svizzero, ogni anno torna con l’approssimarsi di Halloween (forma contratta inglese delle parole All Hallows Eve ovvero vigilia di Ognissanti) la polemica legata ai temi di questa festa. Zucche intagliate, eventi e serate a tema, bambini mascherati da fantasmi e streghe, scatenano ogni anno un acceso dibattito tra chi la considera solo una moda importata dagli Stati Uniti e chi invece ne ritrova, seppur in modi e forme differenti, alcuni riti e tradizioni antichissime tipiche anche del nostro Abruzzo.
Gli ultimi giorni di ottobre ed i primi di novembre, fino alla festività di San Martino, sono da secoli legati al cosiddetto Samahin, il capodanno celtico vincolato ai cicli riproduttivi della terra ma anche ad una particolare contingenza temporale sospesa che permetterebbe ai morti di tornare sulla terra per ricongiungersi, anche solo momentaneamente ai vivi.
Come raccontato da numerosi storici e scrittori abruzzesi, nella nostra regione esisteva (e resiste in parte anche oggi) una grandissima quantità di usanze legate al folclore di questo periodo
Nel 1890 Gennaro Finamore parlava della cosiddetta “Tavola dei Morti” e raccontava come a Lanciano e nel Chietino, “già dal pomeriggio della vigilia di Ognissanti sulla tavola da pranzo si mettevano pane, acqua e un lume da tenere acceso la notte per fare luce ai morti che tornano a far visita alle proprie case”.
Emiliano Giancristofaro nel 1967 ci testimonia come “in quelle sere si usava porre sulle finestre un piatto di minestra e un bicchiere di vino con un lume: è infatti credenza che i morti ritornino dalle proprie famiglie per mangiare e di come a Lanciano, San Vito Chietino e nelle campagne frentane i ragazzi girino per le strade con mozziconi di candele a chiedere offerte per l’anime de li murt, con addosso lenzuoli e vecchi stracci, imbiancandosi spesso la faccia con la farina ed usando zucche come lanterne”.
Spesso le offerte per i morti si trasformavano in doni di castagne, noci, vino cotto e raramente dolciumi. Nulla di diverso dall’attuale “dolcetto o scherzetto”.

In un interessante documentario, dal titolo “Storie del Silenzio: il Ritorno dei Morti” lo stesso Giancristofaro con la voce narrante di Elia Iezzi racconta come nei nostri paesi, i morti a mezzanotte vanno in processione, ma i vivi per vederli hanno bisogno di uno straccio o di un setaccio da porre sul volto. In questo giorno – racconta ancora il documentario – c’era l’usanza di lasciare la tavola imbandita con un lumicino acceso in modo che i defunti in visita alle case dei propri discendenti potessero ristorarsi.
Maccheroni, carne, vino e pane vengono offerti come banchetto per queste anime erranti e chi voleva restava anche in veglia tra le candele accese per ricordare i propri cari scomparsi.
Un tema questo ripreso anche da Domenico Priori, che ci parla della “Comunione dei Morti”, ovvero il corteo delle anime che tornano sulla terra, riconoscibile quando i cani abbaiano in modo sommesso e pietoso per non dare molestia alla processione delle ombre. Ombre che sono visibili anche nei crocevia delle strade e che si muovono con un corteo aperto dalle anime dei bambini e dei giovani e poi concluso da quelle degli anziani.
Ai morti suicidi ed ai violenti e ladri era però impedito di prendere parte alla processione. I defunti una volta rifocillati tornano nei propri sepolcri facendo da custodi ai semi e propiziando ricchi raccolti e abbondanza. Legata alla terra, ed all’agricoltura è un’altra tradizione popolare quasi dimenticata, chiamata “Capetiempe” descritta dallo studioso Vittorio Monaco che nel suo libro che ci parla della circolarità del calendario agricolo e di una serie di riti, diffusi soprattutto nella valle Peligna, utilizzati anche per esorcizzare la paura della stessa della morte.
Come abbiamo visto le caratteristiche del tanto criticato Halloween esistono nel nostro sub-strato culturale ed immateriale da secoli. Certo i nomi ed alcune forme sono diverse, cambiate oggi dalla modernità, dal consumismo ed anche dal cinema che su questa festa ha creato un filone fortunato di pellicole, ma i simboli ed i valori restano gli stessi in una magica commistione di temi pagani, celtici, cristiani e macabri.
. Simone Cortese