Lanciano – In Abruzzo il Natale arriva sempre prima: le luminarie si accendono a fine novembre, l’odore di legna e di dolci invade i centri storici, i mercatini si popolano di famiglie e bambini. Una regione che, sotto le feste, ama vestirsi di magia. Ma dietro quella copertina perfetta—colorata, scintillante, sorridente—si nasconde un’immagine molto diversa: quella dei canili colmi, dei box gelidi, dei volontari che lottano con turni infiniti, dei cani che aspettano qualcuno che non tornerà. È il lato oscuro del Natale abruzzese, quello che non compare sotto gli alberi addobbati né nelle storie Instagram: l’abbandono e il maltrattamento degli animali.

Numeri che fanno male: l’impennata delle segnalazioni sotto le feste
Ogni anno, tra dicembre e gennaio, in Abruzzo le segnalazioni di cani abbandonati crescono fino al 30%, secondo le stime diffuse dalle principali associazioni locali. Un picco che segue una dinamica crudele ma ormai nota:
- cani regalati con leggerezza sotto l’albero
- cuccioli acquistati come “sorpresa”
- animali presi per moda o per far felici i bambini
- e poi abbandonati quando si scopre che un cane richiede cura, tempo, educazione, responsabilità.
Si registra un aumento anche dei maltrattamenti: cagne lasciate incinte senza controllo, cani tenuti alla catena o in balconi gelidi, animali usati come “strumenti” e poi scartati. È un fenomeno che colpisce tutta Italia, ma che in Abruzzo assume contorni particolarmente duri: vasti territori rurali dove abbandonare un cane “e sparire” è purtroppo più facile, strade secondarie dove i volontari trovano animali stremati, feriti, lasciati a morire.

La dissonanza emotiva: tra presepi viventi e box ghiacciati
È questa la frattura che colpisce più di tutto: da una parte i presepi viventi, le musiche che scaldano i borghi, le famiglie che affollano gli eventi; dall’altra parte, a pochi chilometri di distanza, i canili pieni oltre ogni limite.
L’atmosfera natalizia diventa un paradosso.
La festa dell’amore convive con l’abbandono.
Il calore delle case con il freddo dei box.
La generosità delle donazioni con la leggerezza di chi butta via una vita.

Cosa sta andando storto: la cultura del “regalo vivente”
Il cuore del problema rimane culturale. A Natale il cane diventa un oggetto. Un pacco da scartare. Un’emozione momentanea. Le campagne “Un cane non è un regalo” sembrano non bastare: in Abruzzo, piccoli allevamenti e venditori improvvisati sfruttano il periodo festivo per piazzare cuccioli senza documenti, spesso separati troppo presto dalla madre. Allo stesso tempo, chi regala un cane spesso non riflette sulle conseguenze: una volta finite le feste, tornano il lavoro, gli impegni, la routine… e il cucciolo diventa un problema.

La realtà nei rifugi abruzzesi: turni infiniti e risorse insufficienti
Nei canili del territorio—da Pescara all’entroterra frentano, passando per il teramano—dicembre è il mese più drammatico.
I volontari raccontano di:
- cucciolate intere trovate nei campi
- • cani legati ai guard-rail delle statali
- • animali denutriti recuperati vicino ai cassonetti
- • richieste di aiuto che arrivano a tutte le ore
E mentre i paesi preparano i mercatini, loro preparano coperte extra per resistere al gelo della notte.
Le strutture, spesso insufficienti o datate, non reggono l’urto degli ingressi. C’è chi dorme nei corridoi, chi divide il box con altri due cani, chi aspetta una visita veterinaria che tarda perché manca personale.

Abruzzo, terra di tradizioni: possiamo essere meglio di così
La nostra è una regione che ha nel DNA la cultura dell’accoglienza e del rispetto della natura. Eppure, proprio qui, ogni Natale si consuma una piccola tragedia silenziosa. Riconoscerla è il primo passo; affrontarla è il secondo.

Il Natale che vogliamo: luci che illuminano, non che accecano
Il Natale abruzzese è meraviglioso, bello, evocativo. Ma non può essere completo finché continua a brillare, sopra l’albero natalizio, un grido che non vogliamo sentire: quello degli animali lasciati soli.
Perché un territorio è davvero forte quando protegge i più fragili. E perché, forse, il Natale gentile è quello che restituisce calore proprio dove manca di più.
- Dennis Spinelli








