Pace e dialogo: sono stati questi i temi dell’incontro che ieri, lunedì 3 novembre hanno portato all’Aquila il cardinale Matteo Zuppi. Il presidente della Conferenza episcopale italiana, ha parlato al cuore della comunità, per arrivare fino alla storia profonda della città: L’Aquila, città di pace e di perdono.
“La parola pace all’Aquila è un impegno quotidiano, – ha affermato Roberto Santangelo, assessore regionale alla Cultura – è la capacità di ricominciare insieme, di rialzarsi e andare avanti senza lasciare indietro nessuno, superando anche i momenti più difficili”.
Il tema di una pace che non sia solo assenza di conflitto, ma un modo di vivere la vita, una responsabilità che parte da ciascuno, ha dato modo di parlare in modo diretto agli studenti e alle studentesse presenti all’evento.
Il messaggio inviato alle nuove generazioni è stato chiaro: la pace si costruisce ogni giorno, con gesti concreti di rispetto, ascolto e dialogo.
Come ci insegna la Perdonanza Celestiniana, patrimonio immateriale dell’umanità, che da secoli unisce le persone oltre ogni barriera, invitandoci a essere costruttori di ponti; artigiani di pace, non spettatori dell’indifferenza.

“Il nostro impegno culturale e sociale è far sì che ogni nostro gesto, nelle istituzioni, nelle scuole, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, sia coerente con questo spirito. – Continua Santangelo – L’aumento del 38% registrato nei reati commessi, nell’epoca post Covid, è compiuto dai giovani sotto i 30 anni.
Il nostro compito, quello degli adulti, quello delle istituzioni, è dare la possibilità di poter comprendere cosa sia il bene e cosa il male.
Non sempre un cellulare è una porta sul mondo, questo strumento va governato, noi vogliamo dare ai giovani gli strumenti per costruirsi quel senso critico che consentirà loro di decidere cosa sia giusto e cosa sbagliato e attraverso la partecipazione a incontri come questo cerchiamo di dare i modelli per capirlo”.
Intervistato dai microfoni di Ansa Abruzzo, il cardinal Zuppi così ha risposto alla domanda di chi gli chiedeva di una possibile e futura visita di papa Leone alla città capoluogo d’Abruzzo.
“Lui è stato per tanti anni il padre generale degli Agostiniani” – sottolineando i legami storici e spirituali tra la città e l’ordine – “il pontefice conosce tutti, li porta nel cuore, è molto agostiniano, si sente nella comunità agostiniana”.
Per cui lo spero e lo auguro per loro e per tutti – aggiunge – perché vorrebbe dire che la propria storia resta, che i legami restano. Questa è sempre chiesa e comunità, e che anche il Papa continui ad avere i legami che l’hanno accompagnato per tanti anni, da figlio di Sant’Agostino. Penso che sia importante”.
. Simone Cortese

									 
					






