Il manager abruzzese in trincea nel cuore del Piemonte
Per anni, Thomas Schael è stato un nome familiare in Abruzzo. Alla guida della ASL Lanciano-Vasto-Chieti, il manager di origine tedesca aveva saputo imporsi come figura centrale nella sanità regionale, specie durante i mesi più duri della pandemia.
Razionalizzazioni, informatizzazione, piani di rientro: la sua azione fu spesso discussa, ma sempre riconoscibile.
E ora che il suo nome torna sulle pagine dei giornali – questa volta però in Piemonte – in molti in Abruzzo seguono con un misto di stupore e inevitabile confronto la sua nuova vicenda. Schael è infatti al centro di una bufera a Torino, dove da pochi mesi ricopriva il ruolo di commissario della Città della Salute, uno dei poli ospedalieri più importanti del Nord Italia.
Un incarico delicato, assunto in un momento già complesso per il sistema sanitario torinese, e finito rapidamente sotto una luce negativa. Il Tribunale del Lavoro di Torino ha condannato l’azienda per condotta antisindacale, accogliendo un ricorso promosso da Cimo-Fesmed, il sindacato dei medici dirigenti. Una sentenza pesante, che ha accelerato la crisi di fiducia attorno alla figura del manager.
E così, oggi, Thomas Schael appare solo, come raccontano le cronache locali: scaricato dalla Regione Piemonte, abbandonato dai vertici sanitari, incalzato dai sindacati e dai partiti di opposizione.
Un epilogo che stride con il piglio decisionista e la lunga esperienza maturata proprio in Abruzzo e ancor prima in Calabria. In Regione Piemonte, ora, si discute apertamente della sua sostituzione.
In pole position ci sarebbero Fabrizio Tranchida e Giuseppe Bordon, nomi già noti nei corridoi della sanità nazionale. L’assessore regionale Riboldi sembra ormai orientato a voltare pagina.
Dal canto suo, Schael ha ancora 15 giorni di tempo per decidere se presentare ricorso contro la sentenza. Ma è il contesto politico e istituzionale a lasciargli ben poco margine.
In Abruzzo, Schael si era distinto per una gestione molto “manageriale” della sanità pubblica, che aveva suscitato forti opposizioni. Tagli mirati, revisione della rete ospedaliera, informatizzazione dei processi sanitari e uno stile diretto e poco incline alla diplomazia lo avevano reso un personaggio centrale – e talvolta scomodo – nel dibattito regionale.
L’approccio deciso, che in Abruzzo aveva trovato spazio in una struttura sanitaria più contenuta, in Piemonte si è scontrato con apparati più rigidi, con un clima politico più frammentato e con sindacati molto agguerriti.