La vasta area dei centri commerciali Megalò 1 e “Megalò 2” (progetto Mirò) tra Chieti scalo e Cepagatti torna ad essere classificata a grave pericolo di alluvione sulla base delle nuove elaborazioni e perimetrazioni redatte dall’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino centrale e pubblicate pochi giorni fa (alleghiamo il confronto prima-dopo).
Nell’area addirittura ora compaiono zone a pericolosità P4 “molto elevata”, le aree commerciali sono in zona P3, pericolosità “elevata”.
La questione è ovviamente rilevantissima in quanto finora si pensava che l’enorme argine fatto costruire anni fa per proteggere l’area potesse bastare, tanto che il Comitato V.I.A. della Regione qualche mese fa ha dato l’assenso al progetto noto come Megalò 2 (progetto Mirò) di ampliamento dell’area commerciale anche sulla base del fatto che quelle aree fossero a pericolosità zero.
In realtà una decisione errata perché non era stato valutato l’impatto a valle visto che le masse d’acqua che prima “sfogavano” nell’ansa naturale del fiume oggi occupata dalle strutture commerciali si riversano oltre aumentando il livello di piena e trasferendo quindi il rischio più a valle.

In realtà il Forum H2O ad aprile scorso aveva scoperto e segnalato a decine di enti (e alle procure) un gravissimo errore nella stima delle portate delle piene del Pescara, il cui valore è fondamentale per capire quali aree possono essere raggiunte dall’acqua.
Ebbene, la piena con frequenza duecentenaria (cioè che si verifica ogni 200 anni) del Pescara era più piccola di quelle del Vomano e del Sangro, fiumi che hanno un bacino molto più limitato. Una cosa del tutto illogica, un “errore” tanto marchiano quanto evidente che ha influenzato per 20 anni la perimetrazione delle aree a rischio lungo la vallata rendendo possibile costruire dove non si sarebbe dovuto.
Ora il nuovo studio dell’Università di L’Aquila alla base dell’iniziativa dell’Autorità di Bacino rimette in ordine le cose almeno da questo punto di vista, avendo aumentato il livello della piena di ben 300 mc/s, portandolo da 1.518 mc/s alla foce a 1.822 mc/s. Ciò determina ovviamente che aree più vaste saranno allagate.

Il Forum H2O ha quindi inviato ieri una nuova lettera al comitato V.I.A. della Regione Abruzzo, ai comuni, alle procure di Pescara e Chieti, alla Corte dei Conti, al genio civile regionale in cui: si diffidano gli enti a ritirare in autotutela le autorizzazioni rilasciate a “Megalò 2” (progetto Mirò); si chiede di verificare lo status autorizzativo di Megalò 1 rispetto all’allora vigente normativa europea sulla V.I.A.; di valutare la sussistenza di eventuali reati nonché di potenziale danno erariale in quanto:
- il cosiddetto “errore” nella stima delle portate è questione di principianti. Possibile che nessuno, prima dei volontari di un’associazione, se ne fosse accorto operando per rimediare?
- sono stati spesi oltre 50 milioni di euro pubblici per la realizzazione di vasche di laminazione appena a monte, per “recuperare” artificialmente, con i soldi dei contribuenti, la stessa funzione che prima svolgeva gratuitamente l’ansa naturale dove i privati hanno costruito, cioè far “sfogare” il fiume.
Tra l’altro questa opera è stata realizzata tenendo conto di una portata di piena errata per cui la sua efficienza ed efficacia è minore visto che, a parità di acqua invasata, nel fiume ne resterà comunque molta di più rispetto al previsto. - La stessa Autorità di Bacino ventila la realizzazione di nuove opere idrauliche per proteggere l’area commerciale: per caso dobbiamo ancora spendere denaro pubblico?
In tal caso, come minimo sarebbe obbligatorio chiedere conto ai funzionari che in questi anni hanno avallato decisioni scellerate per il territorio e per il rischio per la pubblica incolumità.
Infine il Forum H2O solleva un ulteriore clamoroso errore: l’autorità di Bacino distrettuale per quanto riguarda il fiume Pescara continua incredibilmente ad usare, senza alcuna giustificazione tecnica, la portata di piena duecentenaria per perimetrare le aree a rischio.
Per altri bacini sotto la sua competenza, come il Tevere e il Tronto usa, come si dovrebbe vista anche l’estremizzazione degli eventi meteo, la piena cinquecentenaria, cioè quella con volumi ancora maggiori (la portata cinquecentenaria del Pescara alla foce ora è calcolata a 2.246 mc/s).
Come si possono trattare in maniera differenziale bacini limitrofi del tutto similari?
Solo così si avrebbe una perimetrazione realmente attendibile delle aree che possono essere raggiunte da una grande alluvione, come quella avvenuta per il fiume Misa nelle Marche. In caso contrario si continuerà a sottovalutare il rischio con potenziali danni a cose e persone.