Negli ultimi anni in Italia si registra un’escalation preoccupante: il cosiddetto dognapping, ossia il rapimento di cani, si sta diffondendo come fenomeno oscuro e violento. Secondo l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali (OIPA), vengono rubati in media 3 cani al giorno, circa 1.000 l’anno. Ma si tratta solo della punta dell’iceberg di un fenomeno spesso non denunciato, ignorato o sottovalutato.
Motivi criminali, richieste di riscatto, traffici illeciti
Non parliamo di semplici furti: dietro questi crimini si celano motivazioni spesso spietate. L’OIPA segnala richieste di riscatto (fino a 5.000 €), traffici illegali di razze pregiate, sfruttamento per combattimenti clandestini o accattonaggio, e utilizzo in allevamenti abusivi. In provincia di Catanzaro, un American Staffordshire è stato rapito durante una passeggiata: poche ore dopo i rapitori hanno chiesto 500 € per il suo rilascio, costringendo poi i carabinieri ad arrestare un sospetto per estorsione.

Le regioni più colpite: tra Nord e Sud il controllo manca
Se nel Sud Italia le segnalazioni a volte emergono da pagine Facebook come “Cani Rapiti” (che raccoglie oltre 70.000 iscritti), al Nord il problema è altrettanto grave ma spesso meno visibile. In alcune province, i casi sono in aumento, con cani rapiti anche per traffici di cuccioli destinati a mercati clandestini.
Chiariamo un elemento cardine: non esiste una banca dati nazionale dei furti di animali e il reato è quasi sempre trattato come un furto generico, senza riconoscere il dolore emotivo vissuto dai proprietari né l’abuso praticato verso una creatura indifesa.
Dati sommersi: l’ombra di un reato invisibile
Il furto di cani non è un reato specifico in Italia. La proposta di legge presentata nel 2021 per riconoscere il rapimento di animali domestici come reato distinto (articolo 605) è ancora ferma. Al momento, la normativa considera gli animali come oggetti, riducendo il furto a un semplice illecito patrimoniale.
Prevenzione: consigli per tutelare i nostri amici a quattro zampe
L’OIPA raccomanda pratiche semplici ma efficaci: non lasciare mai il cane incustodito nel giardino; farlo entrare in casa se si deve uscire; non legarlo fuori da negozi; e monitorarlo costantemente anche quando è all’aperto. Nonostante questi accorgimenti, molti proprietari restano vulnerabili di fronte a malintenzionati organizzati.
Una testimonianza concreta: il caso “Saetta” e il “furgone bianco”
I racconti dei proprietari sono strazianti. Nel Lazio, un video mostra un furgone bianco prelevare di forza un barboncino da un balcone. In Emilia, Saetta, un meticcio, viene rapito in strada per essere caricato in auto davanti ai suoi proprietari senza alcuna spiegazione plausibile.
Serve urgentemente un cambio legislativo e culturale
L’attuale mancanza di specifiche normative penali e di registri centralizzati ostacola il ritorno dei cani alle loro famiglie e rende più facile l’impunità. Serve una legge che riconosca il rapimento come reato autonomo, tutelando il legame affettivo tra umano e animale, come avviene già nel Regno Unito e altri Paesi europei.
Il messaggio ai cittadini
Il dognapping non è un fenomeno da social media o da storie isolate. È una ferita collettiva, che colpisce familiari, bambini, persone fragili e gli animali stessi. Riconoscere il loro valore è prima di tutto un dovere sociale. Monitorare, denunciare, sensibilizzare: ogni atto conta.
- Dennis Spinelli