Il terremoto che sta scuotendo il calcio italiano non risparmia nessuno. Tra fideiussioni traballanti, bilanci gonfiati e norme incerte sui crediti fiscali, l’effetto domino ha iniziato a colpire anche le società di provincia. L’Abruzzo, da sempre culla di un calcio genuino, legato al territorio, oggi si scopre vulnerabile.
Le inchieste a livello nazionale, le difficoltà economiche e il nodo dei crediti fiscali bloccati stanno mettendo in ginocchio anche realtà minori, spesso dimenticate ma fondamentali per l’identità sportiva locale.
La crisi del sistema si sente anche nei dilettanti
Non serve arrivare in Serie A per sentire il terremoto. In Abruzzo, sono i club di Serie D, Eccellenza e Promozione a vivere con crescente apprensione le ricadute di un sistema finanziario fragile.
Il meccanismo delle sponsorizzazioni legate ai crediti d’imposta, usato da molte società anche regionali, oggi è un’arma a doppio taglio: senza certezze fiscali, senza liquidità e con sempre meno imprenditori disposti a investire, il calcio rischia di collassare non solo nei vertici, ma soprattutto alla base.
I segnali: silenzi, fusioni e sparizioni

Alcuni segnali ci sono già. In provincia si parla sottovoce di fusioni forzate, cessioni di titoli sportivi e bilanci ridotti all’osso. Alcuni club non hanno ancora ufficializzato la loro iscrizione ai prossimi campionati, altri cercano disperatamente partner o prestiti per onorare gli impegni. A preoccupare non sono solo i soldi, ma l’assenza di un piano chiaro per il futuro: dirigenti e presidenti navigano a vista, tra burocrazia e incertezza normativa.
L’Abruzzo del pallone rischia di perdere la propria identità
La nostra regione ha sempre avuto un legame forte con il calcio. Dai fasti del Pescara tra passato e presente, ai derby infuocati tra L’Aquila e Teramo, passando per la passione popolare di club come Chieti, Sulmona, Giulianova. Oggi, però, quel tessuto si sta sfilacciando. Se mancano le risorse, se le società spariscono o si riducono a brand senza anima, si rischia di perdere una fetta importante dell’identità collettiva. Non si tratta solo di sport, ma di comunità, appartenenza, storia locale.
Serve una risposta politica e sportiva
La politica regionale è chiamata all’ardua impresa. Serve un piano sportivo per l’Abruzzo, che metta in sicurezza le realtà esistenti e stimoli nuove energie. Serve chiarezza sul ruolo del credito sportivo, sul sostegno agli impianti, sulla semplificazione burocratica. Ma serve soprattutto una visione: il calcio abruzzese va salvato oggi, prima che sia troppo tardi. Perché quando si spegne una squadra, non si perde solo una partita. Si perde un pezzo di Abruzzo.
- Dennis Spinelli