Nel cuore di Lanciano, su una parete di un palazzo storico di via Romanelli – un vico che da piazza D’Amico conduce verso Corso Roma – una targa marmorea ricorda Corradino Marciani (1899–1972), illustre dottore e storico umanista. Il palazzo ospita la targa da almeno dieci anni, rendendo questo omaggio parte ormai integrante del paesaggio urbano del centro storico.
Un tributo doveroso a una figura centrale nella cultura abruzzese del Novecento, che però presenta un curioso scivolone: la parola “innamorato” è incisa con due “emme” – “innammorato” – trasformando un omaggio solenne in una piccola svista che stona proprio con il profilo dell’uomo che si intende celebrare.

Marciani fu infatti uno dei maggiori cultori della storia patria, autorevole esponente della Deputazione abruzzese di storia patria, membro della Società Napoletana di Storia Patria e della Heraldry Society.
Fu anche ispettore onorario delle Biblioteche d’Abruzzo e protagonista dell’impegno per la salvaguardia dei beni storici e ambientali del territorio, opponendosi a progetti speculativi come la lottizzazione dell’abbazia di San Giovanni in Venere o l’impianto di una raffineria sulla costa di Fossacesia. Contribuì inoltre alla fondazione della prima sezione abruzzese di Italia Nostra, proprio a Lanciano.
Alla sua morte, la biblioteca personale di Marciani – frutto di una vita di studio filologico e passione storiografica – fu donata alla Biblioteca comunale “R. Liberatore”, costituendo il prezioso “Fondo Marciani”. Tra le sue opere più importanti si ricorda la raccolta e l’analisi delle deliberazioni municipali lancianesi dal Quattrocento all’Ottocento, così come il riordino dei manoscritti dello storico Uomobuono Bocache.
A fronte di un’eredità tanto rilevante, l’errore inciso nella targa risulta quasi paradossale, una dissonanza tra forma e sostanza. Proprio chi dedicò la vita alla precisione, al rispetto delle fonti, alla cura delle parole – e della memoria – si ritrova commemorato con una svista ortografica evidente.
Forse è tempo che qualcuno si accorga di quell’“emme” di troppo. E magari la corregga. Perché la memoria, come la storia, si nutre anche dei dettagli – e Corradino Marciani non avrebbe certo tollerato un errore inciso nel marmo. A meno che non si tratti di una lezione involontaria: anche la pietra può sbagliare. Ma la cultura, quella vera, sa sempre come rimediare.