Una cattedrale Madonna del Ponte gremita ha voluto dare l’ultimo saluto ad Andrea Prospero, il 19enne studente che era iscritto al primo anno di Informatica all’Università degli Studi di Perugia: proprio dal capoluogo umbro, è giunto un autobus di ragazzi che risiedevano all’ Ostello Don Elio, la stessa struttura ricettiva di via Bontempi dove ha vissuto Andrea in questi mesi lontano da casa.
Presente anche una delegazione del “Da Vinci-De Giorgio”, istituto superiore da lui frequentato durante gli anni della scuola superiore. Insieme al sindaco Filippo Paolini ed a diversi membri della giunta non è mancata anche l’assessore regionale Tiziana Magnacca.
Nell’omelia, l’arcivescovo dell’arcidiocesi di Lanciano-Ortona, Emidio Cipollone ha evidenziato come “la ricerca sia un bisogno insito nell’uomo: un uomo che non cerca perde una caratteristica fondamentale della sua esistenza. Cercare cibo, lavoro, studio – è importante ha sottolineato don Emidio – ma più importante è il bisogno di chi nella sua ricerca si imbatte nel trascendente ed in Dio.
La ricerca di Dio può essere gioia, festa, sorriso ma più frequentemente la ricerca di avviene nel quotidiano, nella sofferenza nel dolore nella morte. Di fronte al dolore di un figlio non c’è risposta umana che possa bastare. C’è spazio solo per il pianto ed il lutto: quando la vita non c’è più non c’è più la speranza. L’unica salvezza è quella della fede che non è però semplice da coltivare”
Cipollone ha poi posto l’accento sull’importanza di creare nuove relazioni “che siano belle e sane” e di come la società odierna “debba riprendere il suo compito educativo formativo”. “La nostra vita- ha continuato l’arcivescovo – vale sempre la pena di essere vissuta. Facendo comunità, rimettendo la persona al centro, tornando ad elevarci fisicamente, mentalmente socialmente e culturalmente”.

Molto toccante è stato il ricordo dei fratelli Anna e Matteo, “caro Andrea ci manchi e dirtelo ci risulta difficile. In questi giorni abbiamo pensato alla tua vita, alla tua bontà e generosità ed il silenzio della tua assenza ci urlava dentro: te ne sei andato con la stessa riservatezza e pacatezza con cui vivevi. Nessuno conosce l’angoscia o i problemi che ci possono essere spesso dietro l’apparenza di un sorriso.
Noi ti ricorderemo sempre come il “piccolo” di casa a cui erano perdonate le marachelle, come il tifoso della Roma che voleva diventare come Totti, come il giovane che è partito con la sorella per esplorare il mondo.
Anche se ora ci voltiamo e non ci sei, resterai sempre il pilastro della nostra vita, resteremo sempre i tre moschettieri che gridavano -tutti per uno e uno per tutti. Siamo certi che la gioia che hai portato nella nostra vita riscalderà per sempre il cuore di mamma e papà”.
. Simone Cortese