Quella della panchina rossa di Villa Santa Maria non è la storia di un semplice arredo urbano, ma la storia di un simbolo di civiltà in cerca di una casa. È la storia di un gruppo spontaneo di donne, apartitico e autofinanziato, che dal 2020 lotta perché nella propria comunità venga installato un presidio di memoria ufficiale dedicato alle vittime di femminicidio e di violenza di genere.
Un simbolo che nasce da uno sguardo
Tutto ha inizio nell’estate del 2020. Una domanda tra amiche – “A Villa Santa Maria c’è una panchina rossa?” – e una risposta disarmante – “No.” – hanno innescato un movimento. Il gruppo si è costituito, ha acquistato a proprie spese una panchina e ha ottenuto l’autorizzazione all’uso del simbolo ufficiale dagli Stati Generali delle Donne, aderendo così a una campagna nazionale riconosciuta. L’obiettivo: colmare un vuoto simbolico nella comunità.
Un diniego basato su un equivoco
Nonostante la documentazione in regola, la prima formale istanza all’Amministrazione Comunale ha ricevuto un secco diniego, motivato con la presenza di una panchina rossa già esistente nel giardino pubblico “Murata Gigotti”. Un equivoco sostanziale: quella panchina è un elemento di arredo multicolore privo di targhe, cerimonie dedicate o riconoscimento ufficiale come simbolo contro la violenza di genere. La panchina del comitato è invece un monumento civile, un presidio di memoria e impegno.

Un’inaugurazione privata diventata una festa della comunità
Nel 2021, il gruppo organizzò un’inaugurazione su un terreno privato. L’evento, nonostante alcuni errori procedurali (tra cui la mancata preventiva autorizzazione comunale per un’affluenza non prevista), divenne una festa della comunità, con la partecipazione del Presidente della Provincia, di associazioni e del parroco. Nessun rappresentante del Comune era presente.
Il dialogo e il blocco istituzionale
Sono seguite numerose richieste di chiarimento e alcuni tentativi di dialogo diretto da parte di alcune donne del gruppo, a seguito dei quali sono emerse anche critiche per l’assenza formale del portavoce Mauro Carbonetta. Il gruppo precisa che ogni istanza è stata presentata per iscritto e tramite PEC, ritenendo che il confronto istituzionale debba svolgersi su atti formali e tracciabili. Nonostante ciò, a tutt’oggi non è seguita alcuna decisione definitiva, mentre dalla stampa si apprendono critiche del Sindaco sul metodo e sull’assenza di una formale donazione.
La proposta: Piazza Martiri della Resistenza
Il luogo scelto per collocare definitivamente la panchina è carico di significato: Piazza Martiri della Resistenza. Qui il simbolo della Resistenza storica si affiancherebbe idealmente alla Resistenza moderna per la libertà e la dignità delle donne, creando un parallelismo potentissimo tra due battaglie per la giustizia e i diritti.
L’ultimatum: donazione gratuita condizionata
Ora, per cause di forza maggiore, la panchina deve essere rimossa dalla sede privata che l’ospita. Questa urgenza ha spinto il gruppo, dopo anni di sollecitazioni andate a vuoto, a formulare un’ultima proposta formale e un ultimatum al Sindaco. Con un’istanza inviata il 5 dicembre, il comitato offre la cessione gratuita definitiva del bene al Comune, a una sola condizione: che l’Amministrazione si impegni con Delibera ad autorizzarne l’installazione permanente in Piazza Martiri della Resistenza e a riconoscerne il valore simbolico.
Scadenza: 20 dicembre 2025
Il gruppo ha chiesto un riscontro formale scritto entro e non oltre il 20 dicembre 2025. In assenza di comunicazione, il simbolo verrà inviato al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per segnalare la mancata risoluzione a livello locale di una questione di rilevante valore civile.
La storia è una sola, ed è documentata
“Questa è la storia autentica e completa della panchina rossa di Villa Santa Maria. È l’unica storia”, dichiarano le promotrici. “Chiunque voglia conoscere la verità ha a disposizione uno strumento semplice e inoppugnabile: le nostre richieste sono documenti scritti, inviati tramite PEC, tracciati e protocollati. Chiediamo solo un posto dove questo simbolo possa svolgere il suo compito: ricordare, interrogare e ispirare un cambiamento.”








