Puntuale come l’estate, tornano le serate con gli amici, il passeggio, i locali affollati, la musica alta e la voglia di divertirsi. Ma torna anche, puntuale, un allarme che non possiamo ignorare: l’alcol servito ai minori. Sempre più genitori ci scrivono preoccupati per quello che accade nei fine settimana, soprattutto nei locali della costa, dove a ragazzini e ragazzine vengono serviti drink senza alcun controllo.
In diversi casi, i genitori raccontano di aver trovato i propri figli in stato di ebbrezza, confusi, pallidi, dopo una semplice serata tra amici. Bevute per non sfigurare davanti ai più grandi, per sentirsi parte del gruppo, ma con conseguenze evidenti e talvolta gravi.
Una scena purtroppo non isolata. In molti locali, chioschetti, bar e attività serali, soprattutto lungo il litorale, sembra che i controlli siano svaniti e che la vendita di alcolici a giovanissimi sia tornata a essere una pratica diffusa e tollerata. Ma ricordiamolo: è un reato. E soprattutto, è un pericolo reale.
I gestori di alcuni locali riferiscono che i giovani trovano ogni tipo di escamotage per aggirare i controlli, presentandosi con documenti prestati da amici maggiorenni, oppure ordinando tramite adulti compiacenti. Un comportamento furbo, ma pericoloso, che espone tutti – ragazzi, esercenti e “accompagnatori” – a gravi responsabilità.
A rendere il tutto ancora più preoccupante è il fatto che, in alcuni casi, circolano fotografie scattate a ragazzi ubriachi, magari mentre si sentono male o sono a terra, condivise sui social per scherzo. Umiliazioni che si sommano al danno fisico, con immagini che restano online e fanno male due volte.
E poi c’è un altro fenomeno, forse ancora più subdolo: fuori dai locali, c’è la caccia ai maggiorenni disposti a comprare l’alcol per conto dei minorenni. Ragazzi e ragazze che, pur di aggirare i controlli, si affidano a chi ha più di 18 anni per ottenere birre, superalcolici e cocktail. Un patto silenzioso che alimenta un mercato sommerso e rende ancora più difficile l’opera di prevenzione.
I dati lo confermano: in Italia più di 600.000 minorenni bevono alcol a livelli considerati a rischio, e decine di migliaia praticano il cosiddetto binge drinking, cioè bere molto in poco tempo per ubriacarsi. Ma dietro ai numeri ci sono storie vere, famiglie in ansia, e una domanda che ritorna: chi controlla davvero cosa succede nei locali? E stiamo facendo abbastanza per proteggere i nostri figli?
L’auspicio è che ognuno, per la propria parte – gestori, istituzioni, famiglie – torni a sentirsi parte attiva nella tutela dei più giovani. Serve responsabilità, attenzione, e soprattutto collaborazione, perché la sicurezza dei ragazzi non può essere lasciata al caso o alla buona volontà del singolo.
La salute e la dignità dei nostri figli meritano rispetto. Sempre.