Fede, devozione e radici pagane: ieri in oltre 15 mila persone hanno preso parte alla festa di San Domenico abate di Cocullo, più conosciuta come Rito dei Serpari, il tradizionale appuntamento del primo maggio per il piccolo borgo della Valle del Sagittario in provincia dell’Aquila.
La festa è da anni candidata a Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco, proprio per la sua unicità nel panorama delle tradizioni popolari europee.
La tradizione narra che il Santo, cavandosi il dente e donandolo alla popolazione prima di andare via da Cocullo, fece scaturire una fede che andò a soppiantare il culto pagano della Dea Angizia, protettrice dai veleni, tra cui quello dei serpenti. A questa dea venivano offerte, all’inizio della primavera, delle serpi come atti propiziatori.
La ricerca e cattura dei serpenti da parte di persone esperte, dette localmente ‘serpari’ i quali osservano le stesse tecniche dei loro antenati.

Alle 12:00 in punto, dopo la Santa Messa officiata dal vescovo di Sulmona-Valva monsignor. Michele Fusco, la statua di San Domenico si è affacciata sulla piazza gremita ed è stata adornata dei serpenti, come prevede la tradizione. Poi la processione per le strade del paese blindato.
“Siamo fatti di terra, ma chiamati all’eternità”- ha detto il vescovo Fusco nel corso dell’omelia, alla presenza del sindaco, Sandro Chiocchio. Grande il dispiegamento delle forze dell’ordine e dei volontari e lavoro da parte della squadra sanitaria che, – come riporta l’Ansa – ha soccorso sei persone, colte da malore durante il rito.